Gewa G9 Drum Workstation, la batteria digitale del futuro
Davide Ferrante 04 dic 2018
In un momento storico nel quale le grandi case automobilistiche tedesche come Audi e Bmw, si dedicano alla progettazione di veicoli dotati di un motore elettrico in aggiunta a quello tradizionale a benzina o diesel, il mercato musicale si mantiene al passo con i tempi grazie a Gewa che ci consegna un rivoluzionario drumkit rigorosamente Made in Germany. Se la scelta di fornire all’automobilista moderno un veicolo ibrido è dettata dall’esigenza di combinare la prospettiva ecologica senza rinunciare alle sue performance, Gewa propone al batterista del futuro una batteria digitale di nuova concezione, capace di soddisfare tutte le esigenze di chi è abituato a percuotere piatti e tamburi, ma consegnando una versatilità che solo hardware e software potentissimi sono in grado di offrire. Tutto ciò è stato presentato nella sede dell’azienda di Adorf, nella Sassonia teutonica, dal 14 al 16 novembre 2018 nel corso dell’evento titolato “GEWA G9 KICK OFF” al quale è stata invitata la rappresentanza della stampa specializzata d’Europa. Ovviamente, noi di Drum Club non potevamo mancare!
Il meeting ha vissuto il suo momento topico giovedì 15 novembre, giorno in cui è stato presentato un incredibile tris di Gewa Drum Workstation svelato in
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ogni dettaglio in uno showroom nel quale erano presenti anche i favolosi kit acustici distribuiti in Europa dall’azienda tedesca.
A fare gli onori di casa è stato il CEO Hans Peter Messner che ci ha raccontato innanzitutto del luogo nel quale opera l’azienda. Gewa infatti, dopo essere diventata tra i leader del settore legato alla distribuzione di brand prestigiosi (come DW, Remo, Paiste, e tanti altri non solo riguardanti il mondo della percussione) ha deciso di entrare nel mercato anche sotto il profilo della produzione, organizzando partnership non solo con alcuni dei grandi marchi distribuiti, ma anche con aziende locali leader nel settore tecnologico, come la TechniSat. Hans Messner ci ha spiegato che negli ultimi anni la Sassonia è diventata il punto di riferimento europeo per le nano e microtecnologie, software e sistemi intelligenti, tanto da essere paragonata alla Silicon Valley californiana.
L’azienda Gewa (fondata nel 1925) attualmente conta 250 dipendenti e vanta una filosofia di lavoro estremamente interessante, basata proprio sul concetto di collaborazione inter-ed-extra aziendale. Memorabile è stata la battuta con la quale Messner si è congedato ribadendo che la Gewa Digital Drum è frutto della preziosa sinergia tra ingegneri e batteristi in quanto, a suo dire, lavorare esclusivamente con i primi “può risultare pericoloso!...” Tra l’ilarità generale, e con in mano un buon caffè lungo, abbiamo quindi ascoltato i primi suoni della G9 grazie alla demo di Benedict Neuner (Gewa artist). Il barbuto drummer teutonico ha eseguito un brano dal sapore funk/pop che si è poi trasformato, una volta terminato il canto, in un tipico latin/fusion con momenti solistici. Questa varietà di stili ci ha permesso di apprezzare all’istante la versatilità del drumkit Gewa in questione.
Dopo questo momento musicale, la presentazione è ripartita grazie agli interventi congiunti del Product Manager Denis Pelz e del referente di casa DW Drums, Ruben Steinheuser che ci hanno spiegato tutta la storia della G9 partendo dall’idea di creare una peculiare batteria acustico-digitale. Com’è noto, nel recente passato altre importanti aziende hanno lanciato sul mercato batterie digitali rassomiglianti a batterie tradizionali, ma nessuna si era spinta fino a questo punto, ovvero triggerando dei reali fusti, di fattura DW Drums e facendo un lavoro ingegneristico di altissimo livello per simulare il reale tocco dinamico sui piatti progettati su quelli della nota serie 2oo2 di Paiste.
Provando la batteria, ho notato che la pressione delle bacchette e del pedale della cassa erano del tutto simili a quelli di una tradizionale batteria acustica, in quanto lo spessore del fusto permette di sentirsi davvero a proprio agio, complice una sensibilissima pelle Remo mesh-head (tipo Ambassador), ulteriore noto marchio entrato nel dream team imbastito per la produzione della batteria in questione. Sui tamburi sono inoltre applicabili degli hoop guard, composti di una speciale gomma, ai quali può essere assegnato un diverso suono e che consentono, ad esempio, di suonare il bordo del rullante non solo alla consueta maniera, cioè con la bacchetta appoggiata sul rim-shot, ma anche come se si stesse suonando “di pelle”, spostando quindi leggermente più a sinistra la mano che colpisce il rullante. I fusti forniti da DW sono in radica di noce e sempre del leggendario marchio californiano sono meccaniche, pedali e rack, che impressionano sempre in quanto a solidità e stabilità.
Il fiore all’occhiello della Gewa G9 è rappresentato dall’interfaccia touch da 10” costituito da uno chassis in alluminio con i lati in carbonio… lo stesso utilizzato per costruire le Porsche! Questo gioiellino ci viene giustamente presentato come molto di più di un database sonoro ed in realtà, si tratta di una workstation a “sistema aperto”. Ritengo che la definizione di Mr Denis Pelz riassuma il prodotto alla perfezione: “It’s a Windows Explorer for drums!” Effettivamente le funzionalità sembrano infinite e, volendo esplicitarne le principali, potremmo partire proprio dai suoni. Tutti registrati presso il famoso studio FunkHaus di Berlino ed in grado di soddisfare i palati più esigenti. Oltre ad una gamma sonora fedelissima riferita ai marchi in partnership nel progetto Gewa, i kit pre-registrati permettono di passare con un semplice tocco da una batteria DW ad una Gretsch, oppure da un set di piatti Paiste ad un Sabian. Per questioni di copyright, i marchi “concorrenti” non sono indicati sul display ma sono espressi sotto voci come “LA Record Kit” ed altre. Inoltre, grazie alla connessione Wi-Fi, è possibile accedere al SoundStore Electronic Cloud di Gewa per ulteriori suoni aggiuntivi e aggiornare pertanto la propria Workstation. (La memoria interna è di 128 GB a cui è possibile aggiungerne una flash da 4 GB).
Uno dei momenti più interessanti è stato quello riferito alla modifica dei suoni mediante i vari livelli indicati sul mixer dell’interfaccia. Abbiamo visto come scegliere le misure dei singoli pezzi del kit, come accordare o sordinare le pelli (che possono essere tese anche con una normale chiavetta), come scegliere l’attacco, la compressione e persino l’ambiente; disporre cioè di un sound come se si suonasse in una room, uno studio o in una sala concerto. E’ inoltre possibile applicare delay o effetti vari su un intero gruppo di tom o piatti, anche in maniera separata.
La centralina permette anche l’importazione di file wave da USB per suonare su basi o loop, allargando così anche questo tipo di database. L’interfaccia supporta anche la connessione Bluetooth e la lettura dei file PDF. La centralina gode di tre uscite separate per master, monitor e cuffie; una funzione utilissima al fine di escludere, ad esempio, il click dalle prime due uscite e averlo solo in cuffia, lasciando così la base musicale in esterno. Straordinaria è la possibilità di effettuare registrazioni sfruttando la tecnologia Pro Audio Recording Tools. Ormai in prossimità della pausa pranzo, abbiamo effettuato un primo veloce test, non prima però di aver sondato che la centralina è perfettamente resistente ai liquidi… grazie ad un simpatico collega tedesco che ha maldestramente rovesciato sull’interfaccia parte dell’acqua che aveva nel suo bicchiere!
La seconda parte della giornata è stata dedicata alle informazioni commerciali. Sono saliti in cattedra Marcel Messner (responsabile dell’area marketing, strategie e vendite) e Bernhard Weithofer (direttore delle vendite) che ci hanno svelato i costi delle tre batterie digitali che troneggiavano nella showroom: la PRO LQ-6 (top di gamma) viene proposta al prezzo di Euro 5.599, la PRO C-5 (leggermente inferiore e con un tamburo in meno) a Euro 4.999 e la STUDIO-6 (pensata per la pratica quotidiana e solo col rullante in legno) a Euro 3.999. Naturalmente, le tre batterie godono della medesima centralina. Le Gewa Drum Workstation saranno in vendita da gennaio 2019 e sono previste in futuro nuove finiture dei tamburi e design sperimentali delle meccaniche. Le custodie dovrebbero essere immesse sul mercato nella primavera 2019.
Prima di concludere il pomeriggio per poi dirigerci a cena in un carinissimo ristorante spagnolo (ciliegina sulla torta relativa alla squisita ospitalità riservataci dai dirigenti Gewa!), ho effettuato un test più approfondito della neonata batteria, così da esporvi gli elementi a favore e le piccole criticità riscontrate. Premesso che stiamo parlando di uno strumento davvero importante, credo che i punti di forza si possano riassumere nelle caratteristiche seguenti: sensibilità dei fusti triggerati, sound generale, dinamiche, comodità di studio, praticità di registrazione. Da migliorare, la sensibilità della meccanica che pilota il charleston a pedale, non sempre capace di supplire a dovere a quello di una batteria acustica tradizionale (… come invece fanno i tamburi in maniera egregia). Ancora una volta, la questione delle dinamiche relative al charleston suonato con il piede, si manifesta come il tallone di Achille delle batterie digitali. Del resto, come dicevamo sopra, la G9 è pensata come un sistema aperto in grado di innovarsi ed evolversi con costanza: il tutto, proprio grazie al fulcro dello strumento, ovvero l’avveniristica interfaccia made in TechniSat.
La mattina successiva si è svolta nella cittadina di Schoneck, una delle sedi operative della grande azienda tedesca, in cui si è svolta la realizzazione dell’interfaccia della Gewa G9. Come dicevamo in apertura, la Silicon Saxony è considerata in Europa la regione leader nel campo delle nano e microtecnologie e la TechniSat vanta un indotto imponente nel campo dei ricevitori digitali e satellitari come in generale in tutto ciò che concerne l’elettronica di consumo (tv, decoder, radio, navigatori GPS e altro). Quindi, dopo aver indossato camici azzurri, protezioni antiscivolo per le scarpe ed aver ricevuto il divieto di scattare foto in alcune aree dell’azienda, ci siamo addentrati nelle stanze in cui viene assemblata la centralina della Gewa G9. Passando tra gli operai intenti a lavorare, Mr Denis Pelz ci ha spiegato come vengono posizionati i vari microchip e come vengono predisposti gli ingressi per i trigger prima che lo chassis in stile-Porsche venga chiuso. Con i nostri colleghi europei abbiamo commentato il lavoro certosino che c’è dietro una macchina del genere…non c’è che dire! La TechniSat rappresenta il vero anello di congiunzione, orgogliosamente sassone, dei vari partner d’eccellenza coinvolti nella costruzione della G9 Drum Workstation. Quella che intende porsi come la batteria digitale del futuro… fieramente Made in Gewa!
Sul numero di febbraio 2019 di Drum Club pubblicheremo il resoconto ancora più completo di info ed immagini...