MARILLION, incontro dietro i tamburi con IAN MOSLEY

Patrizia Marinelli 27 giu 2016
Acronimo di Fuck Everyone And Run, F.E.A.R. è il nuovo album che i Marillion pubblicheranno il prossimo 9 settembre 2016, finanziato tramite una campagna di crowdfunding attiva a tutt’oggi sulla piattaforma Pledgemusic. Previsto un numero limitato di copie autografate dalla band, così come l’accesso ad alcuni “listening party” in Europa e nord America nel corso del tour…

E’ dal 1984, anno in cui subentra al dimissionario Mick Pointer, che Ian Mosley (Londra, 16 giugno 1953), conduce il beat dei Marillion. Non un batterista estroso e stravagante, non uno di quelli cresciuti all’ombra di Keith Moon o di John Bonham, ma un batterista con un approccio serio e affidabile, dedito al prog rock ma capace anche di cambiare rotta ove richiesto, sempre in maniera pertinente e sempre col suo drumming rispettato da tanti colleghi. Anche a Mosley, d’altro canto, si deve il lento processo di attualizzazione del cosiddetto new progressive dei Marillion che, di questa corrente, sono i pionieri nonché fonte di ispirazione di band come Coldplay, Radiohead, Muse, Massive Attack, giusto per fare nomi…

Al successo interplanetario i Marillon arrivano nel 1985 con l’album Misplaced Childhood il quale, sorprendentemente, riesce ...
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info intervista

Marillion
Ian Mosley
F.E.A.R.
a scalzare dai vertici delle chart l’allora onnipresente pop/easy listening e a rinverdire i fasti del prog rock o rock sinfonico che dir si voglia (ovvero il genere creato da mostri sacri come Yes, Genesis, King Crimson, EL&P…) in quel momento piuttosto snobbato. Ebbene, il merito dei Marillion è quello di averlo sdoganato dai pregiudizi dell’epoca, a costo di guadagnarsi la definizione (rimasta incollata loro per anni…) di cloni dei Genesis.

In tutti i casi, nel corso del tempo la band britannica riesce a divincolarsi dalle strette maglie degli stereotipi e ad andare avanti con una certa coerenza seppur con un minore impatto, superando altresì il clamoroso abbandono di Fish (l’istrionico vocalist che lascia la band nel 1988) e passando il microfono al valente Steve Hogarth che suona anche chitarra, tastiere e percussioni.

Facendo lievitare la loro caratura artistica di album in album [vedi Afraid of Sunlight (1995), Anoraknophobia (2001), Marbles (2004) e quel Sounds That Can't Be Made (2012) definito dai più “il miglior disco in assoluto”…], i Marillon approdano ora a F.E.A.R. per la cui realizzazione si sono avvalsi del metodo di autofinanziamento della rete [il cosiddetto crowdfunding] liberandosi da ogni vincolo ed obbligo contrattuale con le major di turno.

Ideale seguito di Sounds That Can't Be Made, nonché 18esimo capitolo della saga targata Marillon, il nuovo F.E.A.R. è disponibile come cd, vinile, formato digitale, boxset (cofanetto cd) e boxset deluxe (Ultimate Edition).

Ian, il nuovo cd dei Marillion si intitola F.E.AR. - acronimo di Fuck Everyone And Run. Che cosa intende sottolineare con precisione?
Il titolo dell'album è una idea di Steve Hogarth... e non vuole essere scioccante o aggressivo. [letteralmente, ‘fanc… a tutti e scappa] Steve scrive i testi delle nostre canzoni e in questo periodo ha dei cattivi presentimenti, come d’altronde penso la maggior parte di tutti noi nel mondo. I problemi dell’Europa, la sofferenza umana, il fattore ecologia, quello della finanza... Insomma, abbiamo un po’ tutti l'impressione della catastrofe generale…

Qualcuno ha già detto che F.E.A.R. sia il seguito ideale del precedente Sounds That Can't Be Made… tu che ne pensi?
E chi lo sa? Di sicuro, anche questa volta ci siamo sforzati di fare del nostro meglio! Molti dicono che quel che fai è la reazione a qualcosa che hai fatto in precedenza: visto da questa ottica, non posso che dire che è così.

La realizzazione dell’album è sostenuta da una campagna di crowdfunding attiva sulla piattaforma Pledgemusic. I Marillion sono stati una delle prime grosse band a sperimentare questo veicolo. Come stanno andando le cose?
Lavorare con Pledgemusic è grandioso. E’ come se fosse l’estensione di ciò che per anni abbiamo fatto da soli, ma rendendo il processo più semplice e fluido. Ebbene sì, siamo i pionieri del crownfunding e ne siamo molto orgogliosi!

La risposta dei vostri fans qual è?
Come sempre di grande supporto.

C’è stata una song particolarmente ostica da registrare? Nella scaletta del disco ce n’è una che prediligi su tutte?
Al momento non me ne viene nessuna in particolare: considera che non abbiamo ancora finito gli arrangiamenti e che stiamo dando il tocco finale alla tracklist. Fatemi questa domanda tra un paio di mesi! [ride] Riguardo alla song che preferisco, al momento direi The Leavers.

Facciamo un passo indietro nel tempo: puoi raccontare ai nostri lettori quando hai scelto la batteria e come è avvenuta la tua formazione di batterista?
La leggenda narra che qualcuno mi regalò una batteria giocattolo quando avevo 3 anni. Io me ne innamorai alla follia e cominciai a fare un sacco di frastuono per casa sbatacchiando di continuo piatti e tamburi. A un certo punto avevo preso a utilizzare una scatola di biscotti di latta per suonare sopra ai dischi che mi piacevano di più… su tutti, The Who e The Beatles... Mettiamoci poi che mio padre era una violinista, un concertista in orchestra. Spesso andavo con lui quando registrava e, guarda caso, finivo sempre per piazzarmi accanto al batterista! Una volta, durante lo show “Funny Girl” di Barbra Streisand (il suo debutto londinese…) mi ero addirittura seduto vicino al percussionista! Fui completamente soggiogato da quella esperienza: cominciai allora a prendere delle vere e proprie lezioni di batteria e poi a suonare nell’orchestra jazz della mia scuola. A 17 anni mi iscrissi alla Guildhall School of Music di Londra e come strumento complementare scelsi il pianoforte… strumento che, a tutt’oggi, mi è di grande ausilio.

Quali batteristi ti hanno influenzato su tutti quando eri un teenager?
Buddy Rich, Billy Cobham, Jack DeJohnette, Christian Vander... Oddio, sono veramente troppi per nominarli tutti...

Sei entrato nei Marillion nel 1984 e da allora il tuo drumming è stato un elemento distintivo della band. Quali sono oggi le tue ambizioni in tal senso?
Unirmi ai Marillion è stato (ed è ancora) un sogno divenuto realtà. Potermi guadagnare da vivere suonando, per me è il massimo. Inoltre, io ho sempre voluto far parte di una vera band: i Marillion esistono da oltre 20 anni ed io spero che si possa continuare a suonare assieme ancora per molti anni a venire!

Prima di entrare nei Marillion hai fatto parte della band di Steve Hackett, il quale ti loda spesso: che genere di esperienza è stata?
Lavorare con Steve Hackett è stato il piacere allo stato puro! Non soltanto lui è un chitarrista e in generale un musicista favoloso, ma è anche un uomo amabile. Spero di poter lavorare ancora con lui in futuro…

Sei un batterista apprezzato da parecchi tuoi colleghi, inclusi alcuni del circuito heavy: giusto per fare un esempio, Tomas Haake dei Meshuggah. Come mai secondo te?
Non saprei. [ride] Anzi, non sapevo che Tomas fosse un mio fan e ne sono lusingato!

Negli anni ‘90 hai deciso di alleggerire l’utilizzo dei loop e rendere il sound della tua batteria più naturale. E’ a tutt’oggi la tua filosofia, giusto?
Assolutamente sì. Penso che l'utilizzo dei loops sia fantastico per conferire a un brano un certo feeling, ma trovo che la musica debba essere libera di respirare e muoversi nel rispetto delle debite dinamiche… In tutti i casi, amo il modo intelligente in cui gli apparati tecnologici vengono impiegati da batteristi come Andy Gangadeen o Beanie Bhebhe dei Rudimental. Loro sono in grado di mescolare alla perfezione la tecnologia con il tradizionale live drumming.

Come ti sembra la scena rock in questo periodo?
La ritengo decisamente in salute e… molto ispirata: sono numerose le band in circolazione che mi piacciono parecchio…

Ci sono batteristi che oggi apprezzi in modo particolare?
Direi Gavin Harrison e Danny Carey (dei Tool).

A quando i prossimi live dei Marillion?
Full tour nel corso dell’anno! Le date sono visibili sul sito dei Marillion.
www.marillion.com/tour

IAN MOSLEY equipment


Tama Artstar II Drumkit
cassa 22x16” – rack tom 8x8”, 10x10”, 12x11”, 13x12” – floor tom 16x16”, 18x16”
Rullante: Ludwig Black Beauty 14x6,5”
Hardware Tama + doppio pedale DW 9000 e Gibraltar Rack

Zildjian Cymbals
14” Z Custom Mastersound Hi Hat
22” A Swish Knocker
20” A Earth Ride
16” A Custom Medium Crash
18” A Custom Medium Crash
20” A Custom Medium Crash
22” Z Custom Ride
22” A China Boy Low (Brilliant)

Remo Heads
Rullante: Coated Controlled Sound Black Dot (battente), Diplomat (risonante) – Tom: Clear Ambassador (battente), Clear Diplomat (risonante) – Cassa: Clear Pinstripe (battente), Ebony Ambassador (frontale)

MARILLON lineup 2016


Steve Hogarth (vocal) – Steve Rothery (guitar) – Pete Trewavas (bass) – Ian Mosley (drum) – Mark Kelly (keyboard)

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