TOMMY LEE. PROFESSIONE ROCK STAR! DrumClub Settembre 2009

Maurizio De Paola 12 lug 2016
Batterista? Non solo! Tommy Lee è soprattutto un’icona del rock e della batteria in particolare, una figura a cui le nuove generazioni si ispirano e che ha saputo diventare un musicista a 360°... anche sposando cause di musica lontane dal sound duro e dal drumming scenografico che ha costellato al sua carriera nei Motley Crue.

Alla fine dei conti, ha avuto ragione lui. Tommy Lee non è mai stato considerato un batterista ipertecnico e nessuno si è mai sognato di includerlo tra i caposcuola dello strumento a cui far riferimento quando si parla di virtuosismo e di tempi dispari.

Ma poi, come spesso accade, si scopre che almeno la metà dei nuovi lineup, dei batteristi più giovani che emergono in questi anni nella scena rock (da Chris Adler a Thomas Pridgen, passando per Taylor Hawkins e Ray Luzier), quando si tratta di citare le loro influenze più importanti non mancano di includere il nome di Tommy Lee tra i primi cinque.

I Motley Crue sono diventati i nuovi Kiss. Come i Kiss, hanno conquistato un pubblico trasversale che aumenta col passare del tempo, si auto-organizza in maniera incredibile e vive la musica dei propri idoli come un esempio da ...
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TOMMY LEE
seguire e perpetrare. Le analogie sono impressionanti. Anche i Kiss non disponevano di un bagaglio tecnico paragonabile ad altri loro contemporanei. Eppure, la loro influenza è stata molto più importante di gruppi più attrezzati tecnicamente dell’epoca, come i Bad Company o i Mountain, giusto per fare qualche esempio.

Per i Motley Crue valgono gli stessi paradigmi e Tommy Lee ne è la perfetta incarnazione, pur essendo uscito e rientrato nei Crue a scadenze regolari dalla metà degli anni Novanta in poi. Come Peter Criss (Kiss), anche Tommy Lee è diventato l’idolo e l’esempio per migliaia (per non dire milioni) di giovani batteristi che vedono in lui un maestro del passato ancora perfettamente a suo agio sul palco e quindi ancora credibile.

I Motley Crue sono riusciti a tornare sulla cresta dell'onda nonostante album non all’altezza del passato e il carico degli anni che passano. Ma Tommy Lee ha saputo (re)inventare per la band una nuova giovinezza che li ha fatti entrare di diritto nella grande enciclopedia del classic rock.

Dopo il ritorno di Saints Of Los Angeles (2008) la band americana è in tour da quasi un anno, con il suo immenso circo ambulante e il suo carico di rock ad alto voltaggio che risente soltanto un po’ dell’usura del tempo, ma che può contare sul sempre granitico, poderoso ed ultra-imitato drumming di Tommy Lee...

Tommy, negli ultimi tempi hai diversificato molto la tua attività di musicista. Ti consideri più un autore o più un batterista?
Mi piacerebbe essere considerato un autore di canzoni ma so che tutti mi vedranno sempre come un semplice batterista... nonostante io abbia fatto decine di cose diverse e progetti in ambito musicale. Ho scritto canzoni che andrebbero bene per la metà di tutti i gruppi rock oggi in circolazione. Anzi, che farebbero far loro un salto di qualità mostruoso che... neanche si immaginano! Quasi tutte queste song non vanno bene per i Motley Crue perché non sono “speciali” come devono essere per far parte del nostro repertorio!

Sei citato tra le influenze di moltissimi batteristi di oggi che gravitano dall’emo rock all’extreme metal, pur non essendo mai stato considerato un virtuoso. Ti stupisce?
No... perché ho sempre pensato che la personalità di un batterista contasse più della sua tecnica! Di gente brava ce n’era tantissima anche quando ho iniziato a suonare, ma poi andavi a un loro show e, una volta uscito dal club, dimenticavi la loro performance perchè nulla ti aveva particolarmente impressionato. Io mi sono sempre considerato un punk. Nient’altro che un punk e questa cosa ha influito profondamente sul mio modo di concepire la musica. Ero arrivato a un certo punto - verso i primi anni Ottanta - che pensavo che la tecnica fosse addirittura una cosa limitante. Quello che per me contava era impressionare il pubblico, fargli dire: “oh!, questo è il batterista che sognavo di vedere su un palco!”

I tuoi interessi musicali, oltre ai Motley Crue, investono la techno house, l’hip hop e l’ambient music...
Non posso fermarmi. Io sono abituato a viaggiare sempre al massimo della velocità, a vivere come se fosse il mio ultimo giorno. Sono un workalcholic (stakanovista) e me ne vanto. Questo è il motivo per cui i Crue esistono ancora. Fosse dipeso dagli altri, staremmo ancora a goderci il sole in piscina! Vince è pigro e a Nikki spesso piace più fare progetti che operare concretamente. Mi sono sempre trovato bene con Mick, invece, che parla poco ma fa molto.

Ti sentivi il leader del gruppo?
No, ma in un certo senso lo ero. Negli anni Ottanta ero io a realizzare i veri demo dei Motley Crue che poi facevo ascoltare agli altri... i quali andavano ad apportare le loro idee. Ho imparato quindi a suonare il basso, la chitarra e il pianoforte, oltre che a cantare. Il massimo era quando Nikki mi chiedeva di spiegargli alcune cose sul basso... I fan ascoltano un album finito e non sanno cosa c’è dietro.

Beh... un ottimo sistema per avere il controllo totale del songwriting...
Sì, è vero. Tutto sommato devo ringraziare la pigrizia di Vince e Nikki; se non fossero stati così, io non avrei avuto l’opportunità di imparare così tante cose e di metterle a frutto. A me piace arrangiarmi da solo e capire come funzionano gli strumenti per tirarne fuori il massimo. Ora mi sto dedicando molto al computer e questo mi costringe a lavorare ancora più duramente che in passato. La mia situazione ideale...

Se tu dovessi indicare una peculiarità speciale che ti ha fatto innamorare della batteria, cosa diresti?
La fisicità. Suonare la batteria è come andare in palestra; anzi, meglio! Lo raccomando a tutti, soprattutto a quei ragazzi che pensando di essere troppo mingherlini per farsi il fisico sollevando pesi. Due ore di batteria al giorno, con gli esercizi giusti, valgono quanto quattro ore passate in palestra a gonfiarsi i muscoli. Qualche tempo fa mi sono attaccato a una caviglia un apparecchio che misurava quanti chilometri facevo semplicemente suonando il pedale in un concerto. Vuoi sapere il risultato? 16 chilometri! E questo solo in uno show di un’ora e mezza... Inoltre, la batteria è terapeutica dal punto di vista psicologico: ti mette inevitabilmente di buon umore e ti toglie di dosso le scorie. In passato, se non avessi avuto la batteria, non so che fine avrei fatto!

Nel senso che suonare la batteria ti è servito come terapia?
Moltissimo. In ogni momento della mia vita, anche quando mi sono trovato in galera, non ho mai smesso di far suonare le bacchette su qualsiasi cosa avessi a disposizione. Ripetevo a me stesso che si trattava di mantenermi in esercizio ma, in realtà, era un modo per ritrovare quel benessere psico/fisico che rischiavo di perdere definitivamente in certe situazioni. La batteria mi ha salvato la vita e... lo ha fatto anche alla maggior parte dei batteristi che conosco!

Pochi sanno che, da qualche anno, tu fai anche tour mondiali come dj. Come è nata questa passione? Ha influenzato il tuo modo di suonare la batteria?
Influenzato non direi. Però mi ha aperto la mente verso molti nuovi suoni. In realtà, i miei dj-set sono cominciati proprio quando sono passato a interessarmi di musica house del versante “duro”. Ho scoperto che in quella roba c’erano più sotto-generi che nella musica rock e questo, francamente, non me l’aspettavo! Sapevi che esiste la progressive house? Beh, nemmeno io! In ogni caso, tutto è nato dalla mia passione per la dance music degli anni settanta: Commodores, Donna Summer, Boney M... e poi adoro vedere la gente che muove il culo e balla! Qualche tempo fa ho conosciuto Dj Aero che mi ha insegnato i trucchi del mestiere: da quel momento abbiamo preso a fare serate in posti in cui c’erano anche 5 o 6mila persone. Gli Electro Mayhem sono nati da queste esperienze... Inoltre, dovresti vedere la considerazione che le Tv e le riviste dedicano ad un rocker che passa dall’altra parte della barricata e fa... il dj! Una cosa inammissibile quando avevo tredici anni: allora ti avrebbero linciato!

Credi di essere stato “maltrattato” negli anni dalla stampa?
No, ma solo perché ho fatto l’abitudine a tutto quello che si dice di me. La cosa che mi dà più fastidio, è la gente che parla di me ma non parla assolutamente della mia musica. Ok, è un rischio del mestiere e, considerando quanti giornalisti idioti ci sono in giro, devo mettere in preventivo che mi chiedano solo come sta la mia ex moglie o quale è il mio programma televisivo preferito. Tuttavia, queste cose, per me sono sempre state in secondo piano: quello che più conta, è la mia musica. Spesso, sai, la gente vede qualcosa di personale anche quando non c’è. Una volta che la tua vita privata è diventata pubblica, ogni tua canzone finisce per essere interpretata come un modo per parlare di te stesso, anche se stai cantando di Alice nel Paese delle Meraviglie.

I tour con gli Electro Mayhem hanno tolto spazio alla tua attività con i Motley Crue?
No, in nessun modo!... anche se sono poco dispendiosi e ti consentono di andare da una parte all’altra del mondo senza doverti portare dietro tre camion di scenografie. Attualmente sono impegnato con Sharam (Sharam Tayebi, dj e produttore americano iraniano noto per le sue produzioni house con i Deep Dish e nominato diverse volte al Grammy), forse la persona con la mente più aperta all’orchestrazione che io abbia mai incontrato. Ed è strano che questo sia capitato nel mondo della musica house... Per lui un dj-set non è un modo per far ballare e divertire la gente, ma un vero e proprio spettacolo multimediale, con schermi che mandano immagini di vecchi film, luci di tutti i tipi e ambientazioni a tema... wow! Sembra di essere dentro un film, ma con la facoltà di poterti muovere nella scena e fare quello che ti pare.

Dopo Never Dull A Moment e Tommyland, sappiamo che è in cantiere un tuo nuovo album da solista previsto per l’inizio del 2010...
Sarà un buon mix dei due album che hai citato. Probabilmente tornerò a brani più rock. Voglio chitarre potenti dietro cui inserire basi house o jungle... ma anche tastiere e pianoforte. Ancora non ho deciso il titolo ma, sicuramente, nei primi mesi del 2010 arriverà un mio nuovo album. Del resto, ogni tanto ho bisogno di esprimermi al di fuori di un progetto collettivo; ho bisogno di parlare di me stesso e di dire a tutti quello che sto passando in quel determinato momento. Non ho mai avuto nessun imbarazzo a scrivere e parlare della mia vita, delle mie esperienze. Sono uno aperto: se vuoi sapere qualcosa di me sono pronto a raccontartelo. E se poi mi paghi per farlo... beh, cosa chiedere di meglio?

Parlando di strumentazione, l’utilizzo di casse di grossa dimensione è stata una tua peculiarità per tutti questi anni. Pensi di andare ancora oltre in futuro?
Beh... chi può dirlo?! Mi piace suonare forte e le casse da 26” e oltre non mi hanno mai spaventato, anzi! A dire il vero, l’idea mi venne molto tempo fa, all’epoca dei primi album dei Motley Crue. Quando andavo a un concerto notavo sempre la stessa cosa: se il sound faceva schifo, quello che si perdeva era inevitabilmente il suono della cassa. Allora pensai che per evitare quell’ inconveniente dovevo fare in modo di avere un attacco talmente potente delle casse che fosse impossibile farlo svanire nel marasma dei suoni. Direi che ci sono riuscito.

Attualmente come è composto il tuo drumkit?
Sono fedele di DW Drums e dei piatti Zildjian. A parte le casse, ho un set abbastanza standard, composto essenzialmente da tom da 14”, 16” e 18” e da piatti Z Custom. Sono contentissimo del mio set, degli strumenti DW e Zildjian. La prova è che il mio rapporto con loro sinora è durato più dei miei matrimoni...

Nelle tue scelte musicali quanto hanno influenzato le persone con cui ti sei trovato a collaborare di volta in volta?
Molto. Ho sempre cercato la collaborazione e ho un grande rispetto per tutti coloro con cui ho suonato nel corso della mia carriera. Penso sempre che se avessi dovuto fare tutto da solo nel momento in cui ero uscito dai Crue, non sarei riuscito a combinare un granché. L’unico artista con cui mi piacerebbe fare qualcosa (e ancora non ci sono riuscito...) è Lenny Kravitz. Ma sto lavorando per raggiungerlo sul palco almeno in un paio di gig. Devo solo riuscire a convincerlo...

Perché convincerlo?
Semplice: lui non vuole un dannato batterista rock dietro di sé. Lui è un vero rocker ma pensa che sia meglio avere un jazzista o uno che viene dalla latin music, oppure uno prestato al rock come Zoro alla batteria. Non so perché abbia questa convinzione... suppongo che abbia paura che qualcuno possa rubargli la scena...

In tal caso, tu saresti la persona meno indicata per suonare con lui...
Probabilmente è così. Ma vorrei provarci lo stesso. Non c’è nessuno che interpreta il sex & rock ‘n roll meglio di lui. Lo capisci dalla quantità di donne presenti ad ogni suo concerto...

Tommy Lee drumset


DW Collector’s Series - Maple
Finitura: Ruby Glass Finishply
Hardware: Chrome

6,5”x14” Bronze Snare Drum
10”x14” Tom
16”x16” Tom
16”x18” Floor Tom (x2)
16”x40” Cassa
10”x22” Cassa
16”x32” Back Table Tom

9002 Double Pedal
9500 Hi-Hat Stand
9300 Snare Drum Stand
9999 Double Tom/Double Cymbal Stand
9700 Cymbal Stand (x5)

Zildjian cymbals
9,5” Zil Bell
19” Z Custom Rock Crash
20” Z Custom Medium Crash
20” A Custom Mediam Crash
19” Z Custom Thrash Ride
22” K Custom Ride
15” A New Beat Hi-Hat
20” Oriental China Trash
12” Z Custom Splash

Mötley Crüe, discografia


1981 - Too Fast for Love
1983 – Shout at the Devil
1985 – Theatre of Pain
1987 – Girls, Girls. Girls
1989 – Dr Feelgood
1994 – Motley Crue
1997 – Generation Swine
1999 – Live: Entertainment or Death Live
2003 – Millenium Collection
2006 – Carnival of Sins Live
2008 – Saints of Los Angeles

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