Borderland, un titolo che non poteva essere più calzante per il nuovo album dei finlandesi Amorphis. La continuazione di un viaggio che approda fra le trame del prog metal, guidato da esperienza e voglia di guardare avanti.
Partiti nel 1992 con il death metal tetro e sinistro di Karelian Isthmus, gli Amorphis, non c’è che dire, sono una band in continua evoluzione. Col successivo Tales From The Thousand Lakes (1994), il loro linguaggio si fa meno cupo ed oscuro sino ad arrivare a celebrare la grandeur melodica dei 2000, a cominciare da Eclipse (2006). Un nuovo cambiamento di intenzioni e lineup dirige la band verso Halo (2022) e a quel punto il terzo posto delle chart teutoniche è assicurato, oltre che il doppio award Emma Gaala come Band of The Year e Export of The Year. Si avventurano quindi fra le trame del prog metal, alla ricerca di un nuovo mare e di un nuovo porto in cui attraccare, ed il viaggio approda allora a Borderland, il 15esimo album del sestetto finlandese, uscito il 29 settembre 2025 su Reigning Phoenix Music.
Nato a Helsinki il 13 giugno 1974, Jan Rechberger siede dietro i tamburi degli Amorphis sin dal
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1990, l’anno in cui la band si forma nella capitale finlandese. Li abbandona nel 1995 ma rientra in squadra nel 2002, deciso a ripartire da dove aveva lasciato, riprendendo le redini del sound della band che tanto ha contribuito a plasmare anni addietro, ed iniettando nel songwriting una dose massiccia di linfa nuova.
Tomi Joutsen (lead vocal) – Esa Holopainen (lead guitar) – Tomi Koivusaari (rhythm guitar/vocal) – Olli-Pekka Laine (bass) – Jan Rechberger (drum) – Santeri Kallio (keys)
Ciao Jan, eccoci a parlare di Borderland, il 15esimo album degli Amorphis uscito da poco. Light And Shadow è il primo singolo che lo ha anticipato: come siete arrivati a questa scelta? E’ un brano che va dritto allo scopo e probabilmente anche piuttosto facile da approcciare. Il primo singolo è bene che sia quello più fruibile ed oltretutto Light And Shadow è un po' diverso dal resto dell’album, melodico, carico di atmosfere epiche e roba del genere. Senza contare che il brano introduce l’ascoltatore nelle atmosfere del prog metal in cui noi stessi ci siamo immersi.
Anche Dancing Shadow punta alla fruibilità, che ne dici? Sono d’accordo. E’ un brano che gira intorno a un beat molto intenso, semplice, con una bella ritmica e un chorus molto orecchiabile.
In quanto a Bones, che peraltro avete scelto come secondo singolo, sfodera un rock anni Ottanta con quel ricco tappeto di tastiere, con però l’aggiunta del growl... Ti dirò che questo è uno dei brani che preferisco. Un beat molto organico, con tanto di aria orientaleggiante e un oscuro growl; ed in più, anche in questo caso, con un chorus che ti prende. Insomma, condensa un po’ tutti gli elementi che ci hanno fatto conoscere nel corso di tanti anni.
The Lanter conduce invece alle atmosfere dark percorse dagli Amorphis soprattutto agli esordi, sei d’accordo? Adoro quel brano, proprio perché adoro le atmosfere dark. Molto lento, denso, carico di interventi che ti fanno pensare a qualcosa di misterioso e pericoloso al contempo... un brano dark molto ben fatto e perfetto per chiudere il disco. Detto tra noi, The Lanter è uno degli highlight del disco!
Considerate le variegate atmosfere che il disco propone, c’è stato un brano che ha messo il tuo drumming in difficoltà? Sono entrato in studio pronto e preparato; tuttavia, confesso che Dancing Shadow ha richiesto parecchio impegno. Come dicevo, è un brano piuttosto semplice come struttura ma talvolta proprio i brani che paiono i più semplici, in realtà diventano i più complicati poiché necessitano della resa del groove e del drive più adeguati. E non è sempre facilissimo lavorare in tal senso. Detto ciò, sono contento del risultato.
Un brano che quindi ti ha dato gran soddisfazione dietro i tamburi? Assolutamente sì. Ed infatti mi ha intrigato parecchio e mi sono divertito molto a suonarlo.
Avete lavorato per anni con Jansen Bogren, mentre ora avete affidato la produzione di Borderland a Jacob Hansen: gli avete dato indicazioni precise riguardo al risultato che avevate in mente? Semplicemente, sentivamo di aver bisogno di una spinta nuova. La nostra collaborazione con Bogren è stata molto fruttuosa ma a un certo punto tutte le cose devono finire ed è per questo che stavolta abbiamo coinvolto un produttore diverso. Siamo partiti con 25 tracce, lasciando a Jacob il compito di selezionarle. Ha fatto un lavoro fantastico, e ci siamo ritrovati con in mano i pezzi giusti su cui lavorare. E’ stato tutto molto rilassante, un habitat lavorativo davvero cool.
Domanda d’obbligo, visto che siamo su una rivista per i batteristi: che genere di strumentazione hai utilizzato per le registrazioni di Bordland? Ti dirò che cambio strumentazione di continuo, ma certamente ho utilizzato la mia Pearl Masterworks che adoro! Doppia cassa 22”x16”, tom 10”x7”, 12”x8”,16”x16”, 18”x18” e rullanti diversi, tra cui l’UltraCast in alluminio. Pelli Evans e piatti Sabian.
Entriamo nel tuo personale percorso di batterista: hai lasciato gli Amorphis nel 1995 e sei rientrato nel 2002. Hai avuto l’impressione che la band fosse cambiata in qualche modo? Assolutamente sì. Tales From The Thousand Lakes (1994) è stato l’ultimo disco che ho inciso prima di uscire, ma avendo già iniziato a registrare le demo di Elegy (1996), mi era già chiaro che la band si stava preparando a uno step successivo. Un nuovo step, nel bene e nel male, dovuto ai vari membri che si sono succeduti. Quando sono rientrato ho trovato anche un nuovo cantante, poi nel 2004 è arrivato Tomi Joutsen, che ha fatto fare alla band una certa svolta qualitativa. In tutti i casi, ho un grande rispetto per la storia degli Amorphis e per tutti coloro che ne hanno fatto parte.
Quali sono stati i tuoi batteristi di riferimento di teenager? Nicko McBrain degli Iron Maiden, Ian Paice dei Deep Purple, Phil Rudd degli AC/DC e naturalmente John Bonham dei Led Zeppelin. Più tardi sono passato a un drumming a tinte forti, vedi Lars Ulrich dei Metallica e Dave Lombardo con gli Slayer. Questo fino a che ero giovanissimo, poi con il tempo i miei riferimenti sono cambiati! [ride]
Amorphis a parte, tu sei impegnato anche con gli Eternal, giusto? Sono il batterista della band, il songwriter e anche il produttore di questa doom metal band australiana. Abbiamo pubblicato da poco Skinwalker e abbiamo già fatto tour in Australia e Finlandia. Al momento stiamo componendo i pezzi per il nuovo album.
Chiudiamo con un’ultima domanda sugli Amorphis: ora siete in tour in Europa con gli Arch Enemy e lo scorso ottobre avete fatto tappa a Milano, com’è andata? Sono molto contento. E’ sempre bello incontrare i nostri fans e i concerti italiani sono sempre carichi di energia. Confesso, che non vedevo l’ora!