PAT TORPEY MR. BIG Back To Budokan... ed è reunion!

Fausto Forti 08 lug 2016
Lui è il fulcro percussivo dei Mr. Big, tornati prepotentemente agli onori delle cronache rock grazie a una strombazzata reunion suggellata dal cd/dvd Back To Budokan. Lui è Pat Torpey e, nell’album in questione, sciorina i numeri migliori di un repertorio che ha nella creatività e nella versatilità i suoi punti di forza.

Il suo drumming viene apprezzato nelle affollate clinic organizzate da Tama nel mondo, nei suoi video didattici (Big Drums con Billy Sheehan e Rock Groove Drumming) e nella frequentazione del suo sito in rete. Ma - ancora di più - negli album dei Mr Big, incluso il succitato Back To Budokan. Ma non è tutto: Pat Torpey vanta un nutrito elenco di collaborazioni illustri, tra cui i Knack (ebbene sì, quelli di My Sharona...), David Lee Roth e Robert Plant ed ha pubblicato due album da solista (Odd Man Out -1998 e Y2K - 1999) a cui si sono ispirati numerosi aspiranti drummers.

Pat Torpey nasce a Cleveland (Ohio) il 13 dicembre 1959 e, a 7 anni, ha già individuato le sue potenzialità di batterista. Al liceo ...
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info intervista

MR. BIG
PAT TORPEY
Back To Budokan
si immerge in tutti i corsi musicali possibili ed assiste a concerti di ogni tipo: orchestre, gruppi e bande tradizionali.
Vuole a tutti i costi fare il batterista, così assilla sua madre sino a che, per il 13esimo compleanno, gli regala il suo primo drumset di seconda mano.

La famiglia Torpey, nel frattempo, si trasferisce a Phoenix (Arizona) è lì Pat inizia a suonare con delle band del posto: qualsiasi genere di musica, dal funk al pop, al jazz...
Nel 1983 approda a L.A. dove stringe utili amicizie e diventa un assiduo frequentatore di programmi televisivi come American Bandstand e Solid Gold riuscendo a suonare con artisti quali Mike & The Mechanics e Bob Geldof.

Nel 1985 partecipa alle audizioni del cantante John Parr, allora nei Top 5 con il brano St. Elmo’s Fire: supera la prova a pieni voti e subito dopo diventa il batterista della band live di Belinda Carlisle.

Ma la svolta arriva nel 1987, quando viene contattato da Bobby Columby dei BS&T che gli propone alcune session di studio: sta producendo alcuni brani dei Knack e il loro batterista se n’è appena andato. Inutile dire che il drumming è ok e che diviene, appunto, il drummer ufficiale della band. I Knack vanno fortissimo e il nome di Pat Torpey inizia a circolare negli ambienti della discografia. Guarda caso, in quei giorni tali Paul Gilbert e Billy Sheehan stanno cercando un batterista per completare il lineup di una possibile band: i Mr Big, appunto! Pat ci pensa su un paio di secondi (!) poi dice addio ai Knack.

Ma, all’improvviso, arriva un’offerta che non può rifiutare. Robet Plant lo vuole con sé nel suo Now & Zen tour: si può dire di no ad uno Zeppelin rinunciando alla possibilità di suonare ogni sera Communication Breakdown e Stairway To Heaven? Paul Gilbert e Billy Sheehan decidono di aspettarlo.

Il 1992 è l’anno del successo. To Be With You schizza al numero uno non solo negli Stati Uniti, dando inizio per i Mr Big a un lungo periodo di fama e successo. Poi, nel 2002, lo scioglimento. Torpey esce in tour con Richie Kotzen e suona con Chris Impellitteri, registra due album da solista e, nel 2006, fonda The Exile Social Club, band specializzata nel recupero di vecchi successi rock’n roll. Dei Mr. Big nessuna notizia...

Invece, il 13 maggio 2008, la band si ritrova sul palco della House of Blues di Chicago per una infuocata versione di un classico degli Humble Pie: 30 Days In The Hole. E’ la miccia che innesta la bomba. Pochi mesi dopo, infatti, la reunion dei Mr Big è cosa fatta. Segue un tour trionfale in Giappone - e dove se no? - dal quale viene tratto il live Back to Budokan. Come dire, tutto ricomincia... là dove era finito.

Un cerchio che si chiude, Pat?
Diciamo di sì. In realtà, prima di salire di nuovo sul palco in maniera ufficiale, abbiamo voluto incontrarci per parlare del passato, delle ragioni che ci avevano portato alla rottura, del presente, per valutare se ogni divergenza fosse stata appianata, e del futuro: sei anni dopo si sarebbe ricreata quella magica alchimia tra noi? Appurato che sì, si poteva fare, il resto è venuto da sé. E, comunque, voglio ribadire che, alla base, avevamo sempre mantenuto tra noi un profondo sentimento di amicizia e rispetto. Anche quando sono volate accuse e frasi non… appropriate! Ma, sai, si cresce e si diventa più saggi. E’ uno dei vantaggi dell’età!

Assistere al vostro concerto di Milano e vedere/ascoltare Back to Budokan non si può fare a meno di notare la sintonia e totale complicità tra voi. Per non dire dell’entusiasmo ed energia profusa... segno evidente che ancora vi divertite!
Come matti! Anche perché ognuno di noi, nel suo intimo, è un burlone, uno a cui piace fare casino. Dunque, perché non farlo sul palco? Ci divertiamo noi, si diverte il pubblico e lo show ci guadagna. Prendi la cover di Smoke On The Water: io suono il basso, Paul la batteria, Billy canta e Eric suona la chitarra. Poi Eric passa al basso e Billy alla chitarra con tanto di assolo degno di Blackmore. Quale altro gruppo oserebbe tanto? Ritengo che la musica e lo stare assieme, siano essenziali per lo spirito di una band.

Parliamo del cd/dvd Back to Budokan?
Potremmo parlare di una serie di fortunate coincidenze, anche se personalmente sono piuttosto scettico al riguardo. Dopo un paio di settimane di prove, eravamo pronti per uscire in tour: bisognava capire se la reunion avrebbe funzionato davvero. Erano passati giusto 20 anni dalla prima esibizione in Giappone e i maggiori promoter locali, appena avuta notizia del ritorno dei Mr Big, ci avevano tempestato di richieste. Inoltre, le nostre quotazioni a Tokio e dintorni sono sempre state alte e così, suonare davanti a quel pubblico sarebbe stato un rinnovato piacere. Poi ci venne l’idea di dare testimonianza di questo evento: per noi e per i nostri fan. Le attrezzature, la tecnologia al servizio della musica in Giappone sono a livello di state of the art e il mercato locale è molto ricettivo riguardo agli album live. Insomma, si tratta di un bel regalo per i nostri nipoti!...

... e di un perfetto biglietto da visita per il tour europeo!
Credo che dal 1993 non ci esibivamo in Europa. Abbiamo pensato che presentarci con una nuova release in grado di riassumere la nostra carriera, avrebbe funzionato da ideale volano. I concerti in Giappone sono stati un ottimo banco di prova, un rodaggio che ci ha permesso di allestire il miglior show possibile.

In scaletta vi è anche l’inedito Next Time Around.
In realtà i brani mai pubblicati prima sono due: Next Time Around e la cover di Hold Your Head Up degli Argent. Entrambi risalgono a parecchi anni fa, a metà dei Novanta se non erro. Hold Your Head Up esisteva già a livello di demo, mentre Next Time Around l’abbiamo ripescata perché stigmatizza perfettamente quello che è lo spirito attuale della band, il senso dei Mr Big per la musica. Ci sono anche gli alti e bassi come in un qualsiasi matrimonio, ma prima o poi si torna assieme, ci si rivede da qualche parte. Come dire, ci sarà sempre una prossima volta. Il fatto che questa song sia stata scritta 15 anni fa, è la prova di quanto il potere della musica sia più forte delle debolezze umane. Tutto quello che abbiamo fatto è stato quindi rimasterizzarla, dandole un tocco di Mr Big formato terzo millennio.

Tu, Sheehan e Gilbert vi ritagliate uno spazio da solisti durante il concerto. Come costruisci il tuo drum solo?
Per prima cosa, ci siamo posti dei limiti di tempo. I brani in scaletta sono tanti e gli assoli troppo lunghi finirebbero probabilmente con l’annoiare i presenti: dunque, sipari brevi e concisi. Personalmente, non ho la minima idea di ciò che andrò a fare finché non lo faccio. Con gli assoli ho un rapporto di amore-odio, come molti colleghi del resto: da una parte mi metto a pensare “...ora vi mostro di cosa sono capace” e dall’altra dico a me stesso “... oh no, ancora un solo!” E così improvviso sul momento. Amo i batteristi capaci di improvvisare.

Quali sono stati i tuoi eroi di gioventù?
Gli stessi di oggi. A cominciare da John Bonham, Mitch Mitchell e Clive Bunker (batterista originale dei Jethro Tull). Il primo per l’ irruenza, il secondo per l’ intelligenza nell’assecondare una primadonna come Hendrix e il terzo per il bagaglio tecnico: non era affatto facile suonare la batteria nella band di Ian Anderson. Soprattutto agli inizi. Oggi ammiro molto Dennis Chambers, versatile e tecnicamente dotato.

Quante volte hai suonato Moby Dick?
Ai tempi del liceo ho fatto parte di alcune cover band e sì, lo ammetto, mi ero tagliato i capelli come Bonham, mi vestivo come lui e la mia batteria era una copia della sua. Con tanto di enorme gong alle spalle! Ho delle foto di quel periodo e quando le guardo provo tenerezza nei confronti di quel ventenne sbarbato ma già determinato. E poi, diciamolo, se inizi studiando il drumming di John Bonham... parti col piede giusto.

Del repertorio Mr Big quali sono i brani che ti diverti di più a suonare?
Senza dubbio Take Cover: mantenere per quasi 5 minuti lo stesso tempo, senza sgarrare, è una vera sfida! Poi c’è Addicted To That Rush. Oggi, con decine di show alle spalle, direi che me la cavo ma... all’inizio! In questo brano la batteria è fondamentale, quella che tiene assieme tutti gli strumenti. Al confronto Shy Boy e Colorado Bulldog sono una passeggiata.

Come è composto il tuo drumset?
Suono con una batteria Tama Artstar (oggi Starclassic). Un kit di cinque pezzi, tra cui il mio rullante signature. Sono un endorser Tama dal 1985: sono stato uno dei primi a firmare un contratto con questa mega azienda: prima di me c’erano solo Simon Phillips e Stewart Copeland. Il mio è un drumset piuttosto tradizionale, nulla di eccessivo. Anzi, direi che con un set di 4 o persino 3 tamburi potrei anche portare a termine lo show. Sono cresciuto con l’idea di dare il massimo con il minimo degli elementi a disposizione: un’ottima scuola, perché ti obbliga a contare sulle tue forze e sul tuo background. Uso bacchette Pro-Mark e pelli Remo. Riguardo ai piatti, sono un endorser Zildjian: anche con loro sono dal 1985!

Ricordi la tua prima batteria?
Come potrei dimenticarla? Me la regalò madre per il mio 13esimo compleanno. Una Leedy Ludwig di seconda mano, color nero perla: ero semplicemente in paradiso seduto dietro quei tamburi! Era un drumset quasi professionale, una batteria ottima che vorrei avere ancora oggi. Durante il liceo mi innamorai di Bonham e la sostituii con una Ludwig identica alla sua...

Hai suonato con personaggi illustri come David Lee Roth, Robert Plant e i Knack...
Sì, ho avuto questa fortuna. Il periodo più divertente è stato quello trascorso con i Knack, dopo il successo di My Sharona; poi arrivarono Paul e Billy e nacquero i Mr Big. Subito dopo fu il turno di Robert. Facevo parte dei Mr Big quando mi si presentò l’occasione di uscire in tour con lui. Apriti cielo! Da una parte mi ero impegnato con una band, dall’altra chi - sano di mente - avrebbe potuto rifiutare un simile invito? Fortuna volle che i miei “soci” furono comprensivi e promisero di aspettarmi.

Detto fra noi, dà più soddisfazione suonare Communication Breakdown o Take Cover?
Domanda maliziosa. Si tratta di song molto diverse: da una parte c’è il fan che si immedesima nel ruolo del suo idolo, dall’altra c’è il batterista di una band che ama da oltre 20 anni. Non è facile risponderti. Mettiamola così: proporrò ai Mr Big di aggiungere in scaletta Communication Breakdown!

Risposta politicamente corretta. Certo che... Robert Plant non è esattamente Eric Martin…
Ma allora vuoi mettere zizzania! Sono entrambi grandissimi vocalist. Chiudiamola così!

Cosa succederà alla fine del tour europeo dei Mr Big?
Torneremo a casa per una vacanza di una settimana. Poi partiremo alla volta di India, Singapore e Corea del Sud. Non abbiamo pianificato altro, per ora. Personalmente, mi piacerebbe entrare in studio per incidere nuovi brani; il clima all’interno della band è ottimo e le idee non mancano. Ma la vita mi ha insegnato che ipotecare il futuro si dimostra (quasi) sempre un grosso errore.


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