Joey Jordison, Sinsaenum

Susy Marinelli 11 giu 2020
Joey Jordison ha gettato la maschera! Non parliamo di quella che ha indossato nelle sue performance con gli Slipknot, la heavy metal band che lo ha reso famoso nel mondo, ma piuttosto della sua nuova attitudine nel mostrare sentimenti ed emozioni e veicolarli attraverso la sua batteria. Ed è proprio questo il punto di forza di Repulsion For Humanity dei suoi Sinsaenum…

Uscito il 10 agosto 2018 su earMusic, Repulsion For Humanity è il nuovo album della “creatura prediletta” di Joey Jordison, i Sinsaenum.

Successore del fortunato debut-album Echoes of The Tortured (2016) che ha impegnato i Sinsaenum al completo – Joey Jordison, Frederic Leclercq (Dragonforce), Stephane Buriez (Loudblast), Attila Csihar (Mayhem, Sunn O)))), Sean Zatorsky (ex-Chimaira, ex-Daath) e Heimoth (Seth) – nonché dell’EP titolato Ashes (2017), nel nuovo Repulsion For Humanity c’è tutta la forza, la disperazione, la rinascita del death e black metal, i generi di cui Jordison è da sempre un eccellente interprete.

Nessun compromesso, nessuna strizzata di occhi verso il commerciale, nessuna vocazione radio-friendly: Repulsion For Humanity è un disco crudo, grezzo, a tratti aggressivo, ma ricco in termini di liriche ed intenso in quanto all’intensità delle performance … assoli di Jordison compresi!
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info intervista

Sinsaenum
Joey Jordison
Repulsion For Humanity
centro si pone Frederic Leclercq, fondatore e ideatore dei Sinsaenum, colui che per primo ha avvicinato l’amico Jordison chiedendogli di unirsi a questo progetto, trasformatosi ben presto in realtà.

Icona e riferimento-primo dei giovani batteristi rock ed heavy metal del globo, Joey Jordison (Nathan Jonas Jordison, nato a Des Moines il 26 aprile 1975) si impone con il suo power drumming condito da estrema tecnica e precisione, con gli Slipknot, con i quali realizza album divenuti ben presto caposaldi del genre: Slipknot (1999), Iowa (2001), Vol. 3: The Subliminal Verses (2004) e All Hope Is Gone (2008).

Nel 2003 lascia gli Slipknot per motivi di salute e successivamente mette assieme gli Scar The Martyr (con Jed Simon e Kris Norris) ai quali, nel 2016, cambia il nome in Vimic. Nel 2002 forma i Murderdolls (nei quali suona la chitarra).
Nel corso della sua carriera collabora con i Necrophagia, con gli Otep, House of Secrets e Marylin Manson (per il videoclip di Tainted Love, la cover dei Soft Cell di Marc Almond). Ma non solo. Infatti, per un periodo, sostituisce John Dolmayan dei System Of ADown e persino Lars Ulrich dei Metallica…

JOEY JORDISON GEAR
Pearl Drums – Remo Drumheads – Paiste Cymbals – Promark Drumsticks

SINSAENUM lineup
Joey Jordison (drum) – Frederic Leclercq (guitar/bass) – Stephane Buriez (guitar) – Attila Csihar (vocal) – Sean Zatorsky (vocal) – Heimoth (bass)

Joey, la prima domanda riguarda naturalmente il nuovo album dei Sinsaenum, Repulsion for Humanity, un titolo bello forte...
Sì, lo è infatti… Scegliere questo titolo è stata una decisione sofferta; ci abbiamo discusso a lungo e la “repulsione” di cui parliamo riguarda quel disgusto che proviamo per certe cose che succedono nel mondo. Non è che nella vita non si debba mai discutere di nulla ed essere necessariamente d’accordo con tutto e tutti, ma certamente sono da condannare quelle persone che distruggono la vita di altre. C’è gente che ama fare la parte della vittima per poi pugnalarti alle spalle; c’è chi ti umilia e ti sfrutta, e tante altre cose di questo genere. Noi non stiamo dicendo di provare un senso di repulsione nei confronti dell’umanità intera, ma solo nei confronti del lato distruttivo che essa cela. Inoltre, il nostro vuole essere un invito per tutti ad alzarsi in piedi e reagire e difendere i propri diritti e la propria esistenza…
Certi atti di violenza e cattiveria avvengono senza alcun motivo ed è proprio questo che fanno schifo. Lo ripeto, non sto predicando la pace ad ogni costo, anzi: quando le cose sono ingiuste, bisogna dare battaglia, bisogna combattere contro gli sciacalli, contro quelli che ti succhiano il sangue. Scrivendo questi pezzi ci prendiamo le nostre responsabilità di esseri umani prima ancora che di musicisti. Non è una “esercitazione da album” ma piuttosto una riflessione che potrebbe generare un impulso, un messaggio, per cercare di rendere migliore l’umanità.

Il primo singolo si intitola Sacred Martyr: questa parola, martyr [martire] pare esercitare su di te un fascino particolare...
Sì, è vero. Penso che tu ti riferisca ai Vimic che inizialmente si chiamavano Scar The Martyr… In tutti i casi, questo brano l’ho composto assieme a Fred [Lequercq] e l’idea del titolo è venuta a lui: io gli sono andato dietro perché mi è piaciuta. Questo è un pezzo davvero intenso e nel quale credo molto… La cosa buffa è che ce lo stavamo ascoltando proprio adesso, prima che tu chiamassi per l’intervista! Al di là del singolo brano, ci tengo a dire che ciò che conta davvero per me è l’atmosfera, il feeling che si crea nei Sinsaenum, e il mio drumming. Mi devo sentire al top del mondo quando suono con loro, ed è per questo che studio e mi esercito costantemente…

Dici che il songwriting ad opera tua e di Leclercq sia l’elemento chiave di questo album?
I Sinsaenum sono prima di tutto una band in cui tutti ne sono coinvolti appieno. Ci mettiamo anima e corpo e non soltanto nella composizione dei brani, ma in ogni fase della produzione. E’ la nostra anima di band quella che viene fuori, ed ha a che vedere con ciò che abbiamo fatto fino ad oggi, ciò che c’è dentro di noi e che vogliamo esprimere e che riguarda il continuare ad essere onesti nei confronti di quel che crediamo. Voglio dire, quando i Sinsaenum sono insieme, non sono soltanto una band che sta suonando, ma un gruppo di persone che stanno vivendo la loro vita insieme in quel momento. La nostra musica, di conseguenza, è quello di cui parliamo, il modo in cui parliamo o camminiamo, è come fosse un cuore che sanguina costantemente. Ecco perché la cosa a cui teniamo di più è essere sempre connessi l’uno con l’altro: tutti sulla stessa linea. Noi viviamo in parti differenti del mondo e quello di cui dobbiamo essere sempre sicuri, è che nel momento in cui ci ritroviamo tutti assieme, non vengano fuori equivoci o malintesi di nessun genere. Bisogna che la chitarra suoni come deve suonare, che chi canta lo faccia nel modo giusto, che le parti di batteria siano precise. Questa è la nostra routine ed ha riguardato anche la produzione di Repulsion For Humanity.

Vivete in Paesi differenti e siete tutti parecchio impegnati: in che modo siete riusciti a trovare il tempo per realizzare le tracce di Repulsion For Humanity?
Come ti dicevo, viviamo in parti diverse del mondo, chi in Paesi degli Stati Uniti, chi in Francia, di conseguenza, ci siamo scambiati i file e lavorato a distanza, il bello della tecnologia odierna! Io e Fred siamo stati in tour insieme per tanto tempo, con i Dragonforce, con gli Slipknot, e quella di metterci assieme per formare una nostra band, è stata una esigenza reciproca. Lo ripeto, per noi i Sinsaenum sono una grande responsabilità, non sono un gioco. Mi spiego meglio, dentro al progetto c'è anche il divertimento ma, soprattutto, un duro lavoro. Anche Fred è molto attento, controlla e ricontrolla sempre tutto e quando lavoriamo insieme dobbiamo fare in modo di essere perfettamente uniti, come se fossimo una sola persona. La cosa più importante per noi è che i pezzi di cui discutiamo assieme per stabilirne la struttura e la direzione, vengano poi realizzati nel modo più corretto e adeguato.

Echoes Of The Tortured, il vostro album di debutto del 2016, è andato alla grande e così anche il vostro Ep titolato Ashes: ti aspettavi questa ondata di consensi?
A dire il vero non avevo alcuna idea riguardo alle reazioni degli ascoltatori e ti confesso che è una cosa speciale che una persona come te che scrive per questa importante rivista italiana, apprezzi questi nostri lavori. Fa in modo che valga la pena faticare! Il punto è che questa band non è nata per la fama, per fare tour mondiali o per gli applausi: questa band è più un esercitarsi continuo nel far affiorare il lato oscuro che c’è in ognuno di noi. L’espressione più azzeccata è che è una specie di punching-bag grazie alla quale puoi fottere tutte le cose negative della vita tirandole fuori e buttandole via. E’ questa la ragione per cui abbiamo messo in piedi la band e per cui crediamo nei Sinsaenum.

Quindi per te suonare nei Sinsaenum è un po’ come andare dallo psicologo...
Esatto, ci hai proprio preso!

Per un paio di brani di Repulsion For Humanity avete chiesto rispettivamente l’intervento di Lauren Arch degli Human e di Le Tambour du Bronx, un collettivo di percussionisti francesi: come mai avete sentito il bisogno di coinvolgerli?
Questa sarebbe una domanda da fare a Fred perché ci ha pensato lui… io posso semplicemente dirti che il contributo di questi musicisti è stato necessario e fantastico.

In studio c’è stato un brano che ti ha dato del filo da torcere?
Ti dirò che nessuno dei brani della scaletta è facile visto che lo devi “sentire”, entrarci dentro… E’ un po’ come accade a una cover: non suonerà mai come l’originale poiché ciascuno che la suona ci mette dentro se stesso. Nel mio caso, posso dirti che io non suono la batteria, io divento la batteria. Quando suono, specialmente nei Sinsaenum, trasporto me stesso dentro ogni beat, ogni ritmo e groove. C’è una grande differenza tra il suonare giusto per farlo e quando invece è la tua anima che sta parlando. Quando sei giovane magari pensi: ecco, adesso devo suonare quella parte in quel determinato modo, ma non è sempre l’approccio più giusto. Io ad esempio, nei Sinsaenum mi sento totalmente libero. E’ una questione di come veicoli le tue emozioni. Guarda, quando nella band ci ritroviamo insieme a suonare, è come se un grosso peso si levasse improvvisamente dalle nostre spalle consentendoci di suonare meglio, più veloci, più precisi. Tutto questo va dritto all’ascoltatore senza che sia stato pensato a tavolino.

Di recente, riguardo al drumming, hai dichiarato che prediligi i ritmi semplici e precisi piuttosto che l’affannata ricerca della velocità. E’ questa la chiave di lettura delle tue performance nel nuovo disco?
Sì, ma lo spirito di questo album viene dal lavoro d’insieme e non solo dalla batteria. Riguardo al sound, il nostro obiettivo era dare una continuità a quello del nostro primo album, quindi a scolpirlo ci ha pensato il nostro produttore. E ha fatto un lavoro di cui tutti noi siamo soddisfatti.

Nel corso degli anni hai suonato con band diverse: ritieni che queste esperienze abbiano contribuito a sviluppare la tua personalità dietro i tamburi?
Innanzitutto devo dire che è stato un vero piacere far parte di tutte le formazioni con cui ho suonato anche solo come guest, poichè venire a contatto con il talento di altre persone ti aiuta a scoprire cose di te stesso e della tua musicalità che nemmeno tu conoscevi. Sei abituato al tuo habitat, ma quando ti capita di suonare con altri – potrei dirti i Ministry ad esempio, ma non c'è bisogno che io nomini tutti gli altri – ti ritrovi davanti all’occasione di testare le tue potenzialità. Che è una grande lezione di vita, poiché ti aiuta a tenere i piedi per terra e a sviluppare motivazioni nuove e forti. Questa è una delle cose belle della musica: ti dà ispirazione, è vita… E’ la ragione per cui tutti i musicisti del mondo continuano a suonare, a pubblicare dischi, a sperimentare, e tutto questo, a sua volta, finisce per ispirare altri a fare musica.

Chi ti ha ispirato quando eri un teenager?
Ho iniziato da piccolissimo con la chitarra e sui 5 anni sono passato alla batteria. Sui 7 anni la batteria non mi faceva impazzire e sono tornato per un po’ alla chitarra. Ascoltavo i dischi dei Fleetwood Mac di continuo e sono a tutt’oggi una fonte di ispirazione per me. E anche gli Steely Dan. So che non suona molto black o dead metal... In tutti i casi, è stato ascoltando questi dischi che ho scoperto il back beat del funky ed è così che, pur se un bambino, ho cominciato a sviluppare un mio stile. Poi era arrivato Kiss Alive! (1975) e con esso la rivoluzione: a quel punto ero diventato un metal head, risucchiato dentro al 100%. Da lì in avanti ho preso a suonare con delle metal band e non ho più smesso! Essere immersi nel black e dead metal è una responsabilità e non è sempre divertente: è una responsabilità che ti prendi nei confronti dei tuoi fratelli e nei confronti della tua fanbase. Non puoi dormire sugli allori, devi andare per la tua strada e devi fare in modo che nulla ti abbatta: né i problemi di salute, né i giudizi sulla tua esistenza e le tue intenzioni… per il resto della tua vita. Il perché sei sul pianeta Terra è una domanda che ti dovresti sempre fare, ed è questo il motivo per cui esistono i Sinsaenum.

Sappiamo che sei un fan dei film horror e sci-fi, hai mai pensato di comporre una colonna sonora a tema?
In effetti, mi sono passate tra le mani delle sceneggiature, ma non ci ho mai pensato seriamente… ho fin troppo da fare con i miei progetti musicali. In tutti i casi, sì, sarebbe divertente, per il futuro si vedrà, tutto è possibile. La cosa bella della vita è che nonostante le tenebre talvolta ci avvolgano, possiamo fare tutto quello che vogliamo per illuminare il nostro sentiero...

Ultima domanda: sei un riferimento-primo per tanti giovanissimi batteristi: c’è qualcosa che ti senti di dire loro?
In questo preciso momento, ai miei fan direi questo: “io ero ciò che voi siete ora e presto voi sarete quelli che domineranno la scena musicale… Mai, mai, mai, smettere e farsi abbattere se suonare è quel che avete dentro. E se lo volete davvero, questo tipo di vita è quella che farete!”


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