Dear Jack, Riccardo Ruiu

Rossana Pasturenzi 19 set 2018
Quando leggerete questa intervista, i Dear Jack saranno impegnati al Festival di Sanremo con il brano Il Mondo Esplode. Un’ottima occasione per vedere all’opera Riccardo Ruiu, il batterista pescarese che siede dietro i tamburi di questa giovane band arrivata al successo grazie ad “Amici”, il talent show di Maria DeFilippi. Incrociamo le dita ed auguriamo loro un sentito “in bocca al lupo!”

DEAR JACK lineup
Alessio Bernabei (voce) – Francesco Pierozzi (chitarra elettrica/acustica) – Lorenzo Cantarini (chitarra elettrica) – Alessandro Presti (basso) – Riccardo Ruiu (batteria)

Carissimo Riccardo, sappiamo che stai saltellando da un impegno all'altro - tra cui addirittura le prove per il Festival di Sanremo - dunque grazie per il tempo che dedichi al nostro giornale. Ti vuoi presentare tu ai nostri lettori?
Un saluto a tutti, amici di Drum Club! Sono Riccardo Ruiu, sono di Pescara, ho 26 anni e sono il batterista dei Dear Jack, la band arrivata seconda all'edizione 2014 di “Amici” di Maria De Filippi. Quindi sì, arrivo da un talent televisivo e ciò che mi ha portato a partecipare al programma è la fortuna! Sai, il mio ...
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info intervista

Dear Jack
RICCARDO RUIU
è stato un percorso tutto di studio, di live nei pub e locali... poi, un bel giorno, ricevo una telefonata e la proposta di partecipare. A dire la verità per ben tre volte ho risposto di no, ma poi, sotto la minaccia di mio padre, ho accettato! [ride]

Diciamo che dovevi seguire quella strada...
Sì! Ho iniziato a suonare a 5 anni, grazie a mio padre, ex-batterista...

Quindi sei partito subito con la batteria...
Sì, sempre e solo la batteria. Ma sono intonato e quindi canto anche. Ho studiato per diversi anni con Aldo Leandro a Pescara all'Accademia dei Tamburi e, dopo il diploma, mi sono spostato al Saint Louis di Roma, dove ho studiato con Claudio Mastracci per tre anni. Poi ho deciso di fermarmi poiché non ne potevo più di fare il pendolare e mi sono iscritto al Conservatorio di Pescara, al corso di Batteria Jazz di Marcello DiLeonardo che ho fatto per un anno. Dopodiché mi è arrivata quella telefonata e quindi ora ho in sospeso la laurea in batteria jazz.

Parliamo dei Dear Jack: come é nata la band? Come vi siete conosciuti?
Proprio al Saint Louis di Roma, c’era Alessio [Bernabei], il cantante che aveva superato il primo provino con i Dear Jack, che esistevano già. Tuttavia, alla produzione del programma non erano piaciuti tutti i musicisti della band. A questo punto, Alessio ha deciso di ripristinare la formazione. Di tempo non ce n'era molto, quindi ha preso a contattare scuole di musica e insegnanti e, attraverso queste telefonate, é uscito il mio nome. Io non frequentavo il Saint Louis da tre anni, quindi sono stato fortunatissimo! La maggior parte di noi arriva proprio da quella scuola...

Sappiamo che ora siete in studio per il secondo album...
Sì, a Siena, negli studi di Diego Calvetti, produttore e arrangiatore dei nostri pezzi.

Con quale etichetta uscirete?
Sempre Baraonda, con Lorenzo Suraci, il proprietario di RTL 102,5.

Il vostro genere di musica?
Domanda interessante. Ascoltando Domani è un Altro Film (Prima Parte) – ovvero il nostro primo disco – qualcuno potrebbe dire dacchito: “questi sono dei pivelli!” e, in effetti, siamo degli esordienti... ma chi ha visto un nostro live non la pensa così. Ho parlato con dei giornalisti di riviste che si occupano di musica live e recensioni di concerti e sono rimasti sorpresi: sia per la nostra preparazione tecnica e sia per la presenza scenica e la sicurezza. Sai, un anno di “Amici” di Maria De Filippi ti rende pronto ad affrontare il palco. Abbiamo suonato anche all'Olimpico e a San Siro con i Modà e, certo, quando vedi 60.000 persone lì davanti ti emozioni ma poi, dopo il primo pezzo...vai! Mi chiedevi il genere di musica... Pop rock italiano che però, in questo secondo album, avrà una bella virata verso l'elettronica. Anche i testi sono maturati. Inoltre, sarà un album che rispecchia molto di più la nostra dimensione live; sai, il primo album era stato fatto in studio, con i suoni campionati, poiché noi eravamo dentro la scuola e c’era stato poco tempo per realizzarlo. Per il secondo disco, invece abbiamo avuto più tempo per i suoni e gli arrangiamenti: insomma, sarà un album che rappresenta la band oggi.

Parliamo di drumming: quando hai iniziato hai fatto riferimento a qualche batterista in particolare?
Sì. Il primissimo é' stato Franz DiCioccio che ho ascoltato nell'album live della PFM a Bologna con De André. Mio padre, in macchina, metteva su sempre quello, solo quello, e così ho imparato tutti i pezzi a memoria, suonandoli come potevo.

Di Franz ti piaceva anche il suo stare sul palco, il suo carisma ed abilità a coinvolgere il pubblico?
Da morire! E mi piace tuttora. Più avanti nel tempo, mi sono appassionato ai Red Hot Chili Peppers e di conseguenza a Chad Smith: infatti, il mio modo di suonare ricorre alle ghost notes... sempre e comunque! Ai miei batteristi preferiti di oggi, ci aggiungo Matt Halpern dei Periphery [band californiana di djent e progressive metal] e, tra i sessionmen, Will Hunt, a cui avete dedicato la copertina un paio di mesi fa. Lui è potente e rock... mi fa gasare. E poi mi dà l'idea che il suo atteggiamento non è arrivo-suono-e vado. Lui entra proprio nei brani, nella situazione...

Possiamo dire che sei affascinato dai batteristi che mettono la loro impronta decisa, caratterizzando il il sound della band?
Esatto. Io adoro i batteristi emotivi e non la tecnica estrema. Non riesco ad entrare nel drumming di Dave Weckl, per farti un esempio, mentre mi coinvolge, appunto, Chad Smith o il batterista degli Audioslave. Mi piacciono i batteristi che picchiano ma che sanno dove picchiare e magari se ne fregano del rullo a 200bpm. Quelli con l'approccio “io sono questo e faccio questo!”... che poi è la stessa cosa che cerco di fare io. Con i Dear Jack non faccio assoli, neanche sul palco... non sono un esibizionista, ma amo metterci del mio sullo strumento in relazione alla band e al genere che suoniamo.

Parliamo delle icone del drumming, di quei batteristi del passato che hanno influenzato le generazioni venute dopo: qual é il tuo pensiero riguardo, ad esempio, a John Bohnam?
L'ho ascoltato poco. Anzi, ti dirò che non ho ascoltato i “classiconi” in generale...

Nemmeno Beatles, Stones?
Nemmeno, pur se in realtà li ho seguiti tutti studiando. Claudio [Mastracci] ad esempio, suddivideva la lezione in didattica tradizionale e didattica sul monitor ed era interessantissimo... Ricordo che mi faceva vedere i video di batteristi mostruosi come Steve Jordan, Steve Smith e altri, mentre io gli mostravo quelli di batteristi poco raffinati... che lui invece non amava! [ride] Ti dirò... io sono interessato ai batteristi che, al giorno d’oggi, cercano di evolversi visto che è talmente difficile inventare qualcosa di nuovo!

Sappiamo che adori Benny Greb, giusto?
Ecco, tra i batteristi fra virgolette nuovi, lui é veramente uno dei miei preferiti, poiché ha portato una certa innovazione sullo strumento, mettendoci il suo background di musica bavarese e jazz e miscelando un sacco di elementi. Grazie a Meinl e a Master Music che distribuisce questi piatti in Italia, ho potuto incontrarlo di recente per due giorni. E' stato fantastico. Mi ha fatto una lezione in macchina, abbiamo suonato picchiando le bacchette sui sedili... bellissimo!

Sei uno di quei batteristi che girano con le bacchette nelle tasche dei jeans?
[ride] Noooo! Anzi, a un certo punto, lui mi ha chiesto: “ce le hai le bacchette?” Insomma, me le ha prestate lui. Guarda, io sono uno di quelli che non fanno neanche il riscaldamento... però suono con le dita dappertutto... mia madre ne sa qualcosa!

Torniamo un attimo ai Dear Jack: com’è la vita all'interno della band?
Come ti dicevo, la nostra è una band assemblata, quindi abbiamo iniziato da perfetti sconosciuti. Dentro “Amici” abbiamo vissuto 8 mesi in hotel e, all'inizio, non è stato facile. Ognuno ha il proprio carattere e poi io sono il più vecchio, mentre gli altri hanno 22 anni. Certo, sono solo 4 anni di differenza ma contano... sono diversi i discorsi che fai, le esigenze... Insomma, c'è voluto un po' di tempo per amalgamarci e questo si sentiva anche a livello musicale all'inizio. Invece, col tempo, le cose sono cambiate e adesso siamo fratelli, si sta bene nella band. Io sono quello che fa un po' la chioccia, che tiene un po' le fila della situazione...

... quello che tiene il ritmo in tutti i sensi! Se poi sei in grande sintonia con il bassista, problemi zero con la sezione ritmica...
Esatto ! Una sintonia perfetta e infatti oggi, sul palco, ci basta darci un'occhiata.

A proposito di bassisti, ce n’è qualcuno che ti piace in particolar modo?
Adam Clayton degli U2.

Passiamo alla tua batteria Premier, ce la descrivi?
Utilizzo una Spitfire, una batteria che fa parte della British Collection realizzata a mano in Gran Bretagna dagli artigiani Premier. Una batteria in betulla, col suono brillante e controllato che piace a me... e poi ha i blocchetti disegnati da Nicko McBrain degli Iron Maiden, con la forma che riproduce il muso degli aerei militari dell'epoca, una cosa spaziale! Pensa che i fusti sono in multistrato: 21 di betulla e 2 di rovere inglese, uno interno e uno esterno. Proprio questo cosituisce la finitura, che loro chiamano Georgian English Oak. Una finitura unica... Appena ho provato questa batteria mi é piaciuta un sacco e, oltretutto, il kit preconfigurato dalla Pemier è proprio quello che utilizzo io: ovvero cassa 22”, un tom a fusto corto 12”x7” e due timpani a terra 14” e 16”. Più il rullante Spitfire 14”x5,75”: un po' più profondo del 5,5” e con un sound fantastico. Inoltre, mi sono levato lo sfizio di avere anche un 14”x8” che mi porto in tour sul palco per avere il suono profondo, in stile anni ‘80. Un fusto in acero multistrato (30!), che pesa una tonnellata, ma è spaziale!

Piatti Meinl, giusto?
Giusto! Pensa che sono piatti che uso da anni, prima ancora di avere l’endorsement. Ricordo che allora faticavo a trovarli nei negozi ma poi, nel giro di 3/4 anni, hanno avuto un’evoluzione assurda. Ti dirò che di questo brand amo tutto: la grafica, il suono e, naturalmente, la manifattura. Sai, i Byzance vengono fatti in Turchia e poi finiti in Germania... beh, quando mi hanno proposto l'endorsement mi sono proprio gasato. Un sogno che si avverava! Il set che mi porto in tour é tutto Byzance, naturalmente: Brilliant e un ExtraDry Brendan Dailor, quei piatti cafonissimi, scuri, che hanno solo l'attacco... I Brilliant mi servono nei palazzetti, dove c'è bisogno di sustain... e poi fuoriescono sempre dal muro dei volumi dei chitarristi! Hi-hat 14” Medium Traditional, perchè ha un suono più pastoso del Brilliant, due crash da 18”Medium Brilliant e un crash ExtraDry da 19” che uso per gli accompagnamenti e trovo fantastico. Un ride da 22” super potente, due splash, di cui un 6” che mi ha regalato Benny Greb e uno da 8”. Un china Brilliant da 18” e due campane laterali Classics Traditional Bell Mid e Low da 8”.

Bacchette e pelli?
Bacchette ProMark 5B Benny Greb e pelli Evans G2 Coated e Clear... tutto attacco, poiché la nota la dà il fusto.

Chiudiamo con la nostra domanda di rito: ai giovani interessati a diventare batteristi professionisti che cosa ti senti di dire?
Bella domanda. Io direi loro di studiare con costanza, di non stancarsi di studiare i rudimenti sul pad, ma di non dimenticare che è necessario suonare anche sul palco. Viceversa, il rischio è diventare ipertecnici, isolati dalla vita che c'è fuori e in difficoltà a suonare con gli altri. In sintesi, io direi loro di intraprendere parallelamente due percorsi: uno di studio ed uno sul palco. Studiare e mettere in pratica, sviluppando la propria personalità dietro il drumkit. Io so di avere i miei limiti ma, come dice Benny Greb, “ognuno è il migliore di se stesso...” Ovvero, il tuo drumming è sempre e solo il tuo drumming. E ti dirò che anch’io la penso così!
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forse non tutti sanno che...

Nel 2013 i Dear Jack entrano a far parte della 13esima edizione del talent televisivo “Amici” di Maria De Filippi. Raggiungono il secondo posto e vincono il premio delle critica del valore di 50.000 euro.

((Il 6 maggio 2014 la band pubblica Domani è un Altro Film (Baraonda Edizioni Musicali)(( : album di pop rock composto da 8 tracce, tra cui il singolo di lancio omonimo. L’album, prodotto da Enrico Palmosi, Diego Calvetti e Francesco Silvestre (dei Modà), viene accolto con clamore dall’audience italiana e, nel settembre 2014, viene certificato Doppio Disco di Platino per aver venduto oltre 100.000 copie.

Il 3 giugno 2014 i Dear Jack si esibiscono per la prima volta ai Music Awards 2014, in diretta su Rai 1, e ritirano il premio “CD Oro” per le vendite del loro album.

((Sempre nel 2014 incidono Breezin' Out The Door che diviene la sigla della terza serie televisiva di “Che Dio Ci Aiuti” (Rai 1) e che sarà uno dei brani contenuti nel secondo album della band con base a Roma.

Il 14 dicembre 2014 Carlo Conti annuncia la partecipazione dei Dear Jack al Festival di Sanremo 2015 con il brano titolato Il Mondo Esplode.


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