ECLIPSE "Megalomanium II"

Patrizia Marinelli 10 mar 2025
Gli Eclipse sono tornati con Megalomanium II, ovvero il sequel del precedente e vibrante capitolo uscito soltanto un anno fa...

Uscito il 20 settembre 2024, Megalomanium II (Frontiers Music) riprende là dove il precedente Megalomanium I del 2023 aveva lasciato, con potenza e determinazione, non senza imprimere pathos e melodicità; undici tracce corrono e si rincorrono all’interno dell’album, con gli Eclipse pronti ad accelerare e rallentare, curvare e tirare dritto, dominando un circuito che ben conoscono e che affrontano con una palpabile coesione. Energico, veloce, incalzante, ma pure evocativo e rilassato, l’hard rock melodico degli Eclipse pare fatto apposta per far cantare i fans sotto il palco.

Nati a Stoccolma nel 1999, gli Eclipse debuttano con The Truth And A Little More (2001) e fanno il loro ingresso nel popolato circuito dell’hard rock melodico; il palco dei festival più blasonati, i tour al di là dell’Oceano, e gli album successivi che escono a cadenza regolare, incrementano via via la popolarità del quartetto svedese, il quale mantiene stabile la lineup fino al 2015, quando Philip Crusner eredita i tamburi di Robban Bäck e si unisce ai due mastermind, Erik Märtensson (voce/chitarra ritmica) e Magnus Henriksson (chitarra solista), oltre che a ...
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info intervista

Eclipse
Philip Crusner
Megalomanium II
Magnus Ulfsted (basso).
Nel 2019 un ulteriore cambio e questa volta è Victor Crusner, fratello di Philip, a fare il suo ingresso di bassista: da allora i due fratelli Crusner costituiscono la solida sezione ritmica della band svedese.

Svedese, classe 1989, Philip Crusner entra negli Eclipse nel 2015 e da allora, seduto dietro alla batteria, guida la musica della band “come un treno”, come dice lui. Lo abbiamo intercettato qualche giorno prima dell’uscita di Megalomanium II e ci siamo fatti raccontare un po’ di cose del disco e, naturalmente, della popolare band che dal 1999 macina l’hard rock più melodico e groovy.


Erik Märtensson (vocal/rhythm guitar) – Magnus Henriksson (lead guitar) – Victor Crusner (bass) – Philip Crusner (drum)


Ciao Philip, partiamo da Megalomanium II, come commenteresti il risultato oggi, a bocce ferme?
Si tratta dell’estensione di Megalomanium I, ma ci abbiamo infilato dentro anche momenti ed atmosfere diversi e tutto pare piacere ai nostri fans. In Megalomanium II, ad esempio, ci sono due ballad che nella prima parte non c’erano ed anche due tracce molto heavy, direi. Per il resto l’energia, l’ispirazione, la grinta, sono le stesse: l’essenza degli Eclipse. All’inizio avevamo pensato a un album doppio, poi invece abbiamo optato per la pubblicazione di due parti separate, I e II, e in quanto al risultato sono molto contento e per me è addirittura il lavoro migliore che abbiamo pubblicato fino a questo momento.

Ciò significa che le tracce sono nate tutte nello stesso periodo?
Esattamente, e alla fine ci siamo ritrovati con quasi 40 tracce tra le mani.

Il singolo, The Sparks, è uno dei pezzi forti dell’album, ti piace in modo particolare?
Mi piace parecchio. Ci siamo divertiti un sacco a registrarlo e devo dire che ci piace ascoltarlo e riascoltarlo quando siamo insieme. E’ uno dei pezzi veloci e heavy dell’album, uno di quelli che ti danno energia quando li ascolti, che ti danno una svegliata.

C’è invece un pezzo nel disco che preferisci su tutti?
All I Want Is You per me e il più forte di tutti, il meglio riuscito, nonché quello che racchiude in sé maggiore energia e feel. Pensa che stavamo per non inserirlo nella tracklist, poi invece quando lo abbiamo sviluppato, siamo stati tutti d’accordo. Per me, lo ripeto, è il migliore del disco.

Nel corso delle registrazioni, ci sono stati momenti particolarmente impegnativi per te, seduto dietro ai tamburi?
Di solito i brani più difficili da suonare alla batteria, quelli con gli strokes e i beat più complicati, sono quelli che all’ascolto paiono i più semplici. Questo perché quel genere di brani dirottano l’attenzione sulla voce; tutti ascoltano il cantante e pochi si rendono conto invece del gran lavoro che fa il batterista dietro. La stessa band si affida al cantante per ottenere il risultato migliore. Quindi, direi che tutti i brani che paiono basici, in realtà sono quelli più impegnativi per il batterista.

Tu e tuo fratello Victor al basso siete una sezione ritmica forte e solida, com’è suonare con lui?
E’ favoloso e non potrei esserne più felice! Sono davvero fortunato... Noi suoniamo insieme sin da ragazzini. Io ho due anni più di Victor e suonavo con diverse band, poi da quando è arrivato lui abbiamo preso a suonare insieme. Il nostro è un tandem ritmico rodato, fatto di un interplay fluido e naturale... insomma, siamo una accoppiata “made in heaven”.

Quanto sei stato coinvolto nella composizione delle tracce dell’album?
Non così tanto, a dire il vero. Guarda... è una mia scelta perché io sono dell’opinione che se una cosa funziona così com’è, allora non la devi cambiare. In pratica: non aggiustare una cosa se non è rotta! Per quanto riguarda gli Eclipse, la maggior parte dei pezzi li ha sempre scritti Erik [Märtensson] Non dico che non mi piacerebbe farlo prima o poi ma, lo ripeto, mai cambiare qualcosa che funziona. Ciascuno di noi si occupa di aspetti diversi ed io mi dedico alla produzione e a tutto ciò che riguarda il business. Certo, non mi dispiacerebbe portare dei miei demo alla band, forse un giorno... ora lasciamo le cose come stanno.

Hai mai incontrato Robban Bäck, il precedente batterista degli Eclipse, e quale diresti che siano le principali differenze tra il suo stile e il tuo?
Ritengo che ci siano grandi differenze nel nostro drumming ma onestamente non sono la persona più adatta per parlarne. Dovresti chiederlo ai nostri fans.

Gli Eclipse si sono ritagliati un certo spazio nei popolati territori dell’hard rock più melodico, a tuo avviso qual è il segreto di tale risultato?
Bella domanda. Semplicemente, tanto e duro lavoro. Costantemente, negli anni.

Quando hai capito che suonare la batteria era quel che volevi fare nella vita?
Quando ho visto gli AC/DC a Göteborg (Svezia). Ero con mio fratello e lui aveva più o meno 11 anni all’epoca... alla fine dello show ci siamo guardati l’un l’altro, estasiati, ed in quel momento ci siamo detti: ‘okay, è quel che faremo!’ La decisione di suonare è nata proprio con quel concerto.

Suoni altri strumenti?
Sì, me la cavo piuttosto bene con la chitarra.

Quali sono i requisiti che a tuo avviso un buon batterista deve possedere?
L’esperienza sul campo è molto importante, così come un buon orecchio. Tenere il tempo, mantenere un groove ed essere molto risoluto perché essere il batterista di una band è più o meno come guidare un treno! [ride] E aggiungo la capacità di trasmettere energia a chi ti ascolta. Ci sono batteristi che tengono il tempo come se fossero a un funerale, mentre a mio giudizio è necessario trasmettere vivacità e vitalità. Quando sei sul palco, inoltre, devi far vedere a chi ti ascolta che ti stai divertendo.

A proposito di palco, c’è un particolare tipo di warm-up che pratichi prima di uno show?
Un po’ di stretching, un piccolo giro attorno all’area del concerto tanto per recepire il feeling giusto, e poi i paradiddles rovesciati, secondo me i più groovy in assoluto. Quindi, salgo sul palco.

Quali sono i batteristi che hanno influenzato maggiormente il tuo stile dietro il drumkit?
Più che influenzare il mio stile, ci sono batteristi che ho sempre adorato e che continuo ad adorare. Lars Ulrich, ad esempio, ha un sound incredibile, carico di effetti e nuance; poi nominerei Mikey Dee con gli Scorpions, quindi il compianto Jimmy “The Rev” Sullivan degli Avenged Sevenfold.

Hai sempre suonato nei contesti hard rock, oppure hai sperimentato anche con generi diversi?
Ho cominciato a studiare all’incirca a 11 anni e quindi ho suonato di tutto, dalla batteria, alla marimba, al bongo, ad altri strumenti a percussione. Ho dovuto studiare un po’ tutti i generi e, in modo particolare il jazz, poiché dicevano che era fondamentale per riuscire ad affrontare ogni ritmo e tecnica nel modo più giusto ma, a dire la verità, il jazz non è mai piaciuto.

E’ strano sentirtelo dire, dal momento che gran parte dei batteristi rock considera il jazz come base del proprio imprinting...
Magari qualcuno lo dice per apparire più sofisticato o più preparato. Tuttavia, è chiaro che anch’io ho ascoltato ed apprezzato la lezione dei più grandi batteristi jazz della storia e probabilmente, dieci o quindici anni fa, avrei citato tra i miei batteristi preferiti nomi diversi da quelli che ho nominato prima e che hanno dato un particolare significato alla mia adolescenza dal punto di vista musicale.

Quali suggerimenti ti senti di dare a chi sogna la carriera di batterista?
Suonare, studiare, incontrare altri musicisti e suonare con loro, fare esperienza il più possibile. Sfortunatamente oggi, e me ne dispiace, non ho più il tempo che una volta avevo per studiare, praticare e approfondire. Ed infatti, quando studiavo a Los Angeles ed avevo diciotto anni, ricordo che i miei insegnanti mi dicevano sempre: ‘studia adesso perché poi non avrai più così tanto tempo per farlo’. All’epoca praticavo almeno otto, dieci o addirittura dodici ore al giorno: oggi chiaramente non mi è più possibile. La vita ti porta in altre direzioni... ci sono i tour, i dischi la famiglia. Quindi, per concludere, a chi inizia io dico ‘studia più che puoi, adesso che lo puoi fare!’


PHILIP CRUSNER gear

Tama Starclassic Performer – Cassa 24”, tom 10” 12”, 14”, floor 16”, 18” – Pelli: Evans Emad Clear (cassa) – Remo Emperor Clear/Ambassador Clear (tom)

Ludwig Black Magic – Rullante in Ottone nickelato 14”x6,5” – Pelli: Evans HD Dry

Paiste Cymbals – 14” Formula 602 Modern Essentials HiHat – (2x) 2oo2 19” Crash – 2oo2 20” Crash – 2oo2 19” Thin Crash – 2oo2 20” Power Ride – 2oo2 18” China – 14” Swiss Flanger Stack – 10” PSTX Splash Stack

Microfoni – Audio D6& Shure beta 91 (cassa) – 2x Slate ML-2 (rullante) – AKG C518 ML (tom) – Shure SM57+AKG C451 EB (hi-hat) – AKG C451 EB (ride) – 2x AKG 414 XLII (overhead)











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