Nick Mason la semplicità è un'arte

Paolo Sburlati 23 nov 2023
Questa intervista a Nick Mason è del 1990. Allora la periodicità di Drum Club non era organizzata con precisione e così, per non perdere l'allora attualità, era stata dirottata su Guitar Club (numero di lug/ago 1990). Eccola dunque qui, nel posto giusto, per tutti voi!

Nick Mason è un uomo molto dedito alla musica, alla cinematografia, alla preparazione dei più grandi spettacoli musicali che il mondo abbia mai conosciuto. E' molto onesto nel parlare, tranquillissimo (tipico gentleman inglese!). Risponde compitamente e con frasi che lasciano intravedere una forte carica carismatica che non sopraffà l'interlocutore.
Nick è un artista non per quello che ha fatto con i Pink Floyd, ma per quello che è: un Paperon de' Paperoni che si sente responsabile del ruolo che ricopre in una delle più grandi Band Internazionali.
E si rammarica di non poter dare di più, percussivamente parlando. A me ha dato moltissimo:un pomeriggio passato dietro il palco mostruosamente enorme dei Pink a parlare e farmi partecipe del successo che lui gode da molti anni, un successo che è facilmente spiegabile con una sola parola: semplicità. La semplicità nel suonare, nell'esprimere le proprie idee, nel parlare, la semplicità nel regalare con concerto ai fans italiani, la ...
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info intervista

Pink Floyd
Nick Mason
anno 1990
semplicità nell'ammettere i propri limiti. Il difficile è stato organizzare un concerto a Venezia. Ma Nick e soci non hanno avuto paura, hanno anche speso parecchi soldi e non solo per Venezia, ma per tutti coloro che li ascoltano e li vanno a vedere, anche per gli ascoltatori ipercritici ed esigenti.

Chi ti conosce e stima non può non sapere che tu, come Eric Clapton, collezionate automobili Ferrari. Quante ne hai?
Non posso elencarti tutte le auto che possiedo, sarebbe troppo noioso. Voglio però precisare che sono un entusiasta e non un collezionista di auto. Un collezionista per me vuol dire qualcuno che possiede auto, ma non le usa. Sono stato coinvolto con le auto sin da bambino grazie a mio padre che era un corridore, ed è sempre stato importante per me usare le auto più che collezionarle. Le auto da corsa devono correre. Tutte le mie sono auto da competizione e cerco di guidarle un pò tutte quante, me negli ultimi due anni a causa del tour mondiale dei Pink Floyd non ho potuto farlo spesso. Negli ultimi due anni però ho avuto modo di conoscere bene le persone che dirigono la fabbrica Ferrari a Maranello, ed è stato enormemente di aiuto per me. Serve molto poter contattare qualcuno alla Ferrari quando si ha bisogno di informazioni.

Vai spesso a Maranello?
No, non spesso, ma è stato bello poter suonare a Modena con i Pink Floyd e poter invitare quelli della Ferrari al concerto, è un modo per ringraziarli di tutte le attenzioni che hanno avuto per me.

Possiamo sapere quante Ferrari hai a Londra?
Circa otto. Un paio sono Ferrari da strada, le altre sono da competizione.

Come sei stato coinvolto nella musica?
Ho cominciato ad ascoltare il Rock'n'Roll con altri amici negli anni sessanta. Mi piaceva suonare ed ho iniziato con una band di amici locali, una band senza molte pretese, poi le cose capitano in successione, vengono fuori certe idee. Quando ero al College ho incontrato Roger (Waters) e Rick (Wright) e abbiamo dato vita a una band artistica del College of Arts al momento giusto con la musica che prendeva in quei giorni, in quegli anni.

Cosa ricordi dello storico concerto Pink Floyd at Pompei?
Originalmente non abbiamo prestato molta attenzione alla situazione, sembrava una cosa ordinaria. Poi realizzammo che non era un concerto regolare, perché non c'era il pubblico. E' durato parecchio in noi. Il fatto di suonare all'aperto, in mezzo a quelle rovine storiche, con le cineprese che filmavano, creò un'atmosfera che divenne rozza e noi suonammo in modo reale, la musica fu più marcata e fu qualcosa che durò parecchio in noi. Era un'atmosfera quasi irreale, all'aperto, con il vento che soffiava. Trasportare le attrezzature attraverso quelle vie antiche. Dovevamo veramente lavorare con la musica, non era come fare un film con le parti già stabilite.

Come sta la tua vecchia Ludwig a doppia cassa Silver Sparkle che usavi all'inizio degli anni settanta?
L'ho ricoperta e artisticamente decorata come si fa con le batterie giapponesi. Ce l'ho ancora, è bellissima.

E' una Ludwig del 1970 con il badge blu/verde, giusto?
Esattissimo. Proprio del 1970.

Quali altre batterie hai avuto dopo quella?
Ho provato anche altre batterie, una Fibes in plexiglass trasparente, ma aveva un suono molto crudo, risonante. Così mi sono sempre tenuto vicino alla Ludwig che ha un suono più mio, in tutte le versioni e le misure. Ho avuto una batteria Ludwig in acero per il tour The Wall e a quella ho aggiunto tutte le misure Ludwig prodotte, così posso scegliere qualsiasi tom, cassa o altri tamburi: da piccoli a grandi, per tutte le esigenze di suono o di registrazione. Ho tutte le misure, nei tom da 6" a 18", nelle casse da 18" a 24", posso prendere quello che voglio per qualsiasi richiesta sonora.

Che misure usi adesso?
Negli ultimi due anni mi sono standardizzato con questo set nero che vedi. Ho due casse da 22", due tom a terra da 14" e 16"...

Un tom da terra da 14" è molto piccolo, come mai lo usi?
Mi piacciono le misure piccole, anche perché un kit come il mio è enorme e se non riduco un pò i diametri... Uso anche tre tom sulle casse, montati assieme ai piatti su un rack quadrato. Le misure sono 10", 12" e 13". Il rullante è in bronzo da 6,5" di spessore, ha un suono eccezionale. Terrific! Ho anche un rullante di ricambio Noble & Cooley che uso occasionalmente. Il Ludwig di bronzo è comunque il mio rullante principale. Ho anche un set di Remo Rototoms che uso sulla sinistra della batteria. Hanno un suono unico, insostituibile. Li uso amplificati con molto riverbero, hanno un attacco veramente speciale. Ho dei pedali DW (Drum Workshop) 5000 che sono straordinari. E poi i piatti che sono Paiste. Uso la nuove linea Paiste, quella prodotta con una nuova lega brevettata. Sono ottimi. I tecnici del suono mi hanno detto che escono tantissimo dal palco, proiettano molto le frequenze acute. E' quindi più facile amplificarli dal vivo.

Da quando usi questi nuovi Paiste?
Dall'ultimo tour. Hanno un suono più argenteo, vorrei dire più Hi.Fi! Uso un 15" Power Hi-Hat, un 8" Bell e un 10" Splash di fronte, un 20" Mellow Ride a destra con sopra un 18" Full Crash, un 17" ed un 18" Fast Crash e un 14" Fast Crash. A sinistra ho un 18" Mellow Crash, un 16" Fast Crash e un 14" Full Crash. Un 20" Heavy China in alto a destra e un 22" Thin China a sinistra.

Ricordi ancora i tuoi Giant Beat che usavi al tempo di Pink Floyd at Pompei?
Sono tantissimi anni che uso i Paiste, mi ricordi dei Giant Beat, era una linea precedente ai 2002 e 602 negli anni passati, fino ai 3000. Ho sempre avuto piatti di queste linee. Ho anche provato i Paiste Rude, i Sound Creation, ma di base ho sempre usato i 2002 e 602, con l'aggiunta per un certo periodo di un 22" Dark Ride e due Dark China Type da 18" e 22" della linea Sound Creation. Mi piace molto il Dark Ride.

Come scegli i piatti per i tuoi tour?
Vado sempre a Nottwil alla Paiste e scelgo quello che ritengo più opportuno per i suoni di palco. Il problema è che con tanti suoni così a disposizione, tutti meravigliosi, finisco sempre per scegliere suoni di base, conservativi. Quelli più importanti, che uso sempre. Poi durante gli show in giro per il mondo il Paiste Drummer Service mi porta altri suoni aggiuntivi.

Come nasce un nuovo brano dei Pink Floyd?
Non è come scegliere i piatti! Non c'è un sistema rigido nel creare. Agli inizi, molti anni fa, andavamo in studio e suonavamo, improvvisavamo finché veniva fuori qualcosa, sceglievamo e sviluppavamo poi da lì. Negli anni successivi invece si creavano i brani tramite idee proposte da ognuno di noi. Principalmente Dave (Gilmour) è quello che compone più di tutti, specialmente nell'ultimo album. Lui propone le basi, i passaggi di alcuni brani che vengono poi sviluppati in studio. Abbiamo sperimentato molto nel mettere giù una base di batteria elettronica e registrare poi sopra la batteria acustica. E' stato un pò come lavorare con un click track.MNM Questo perché negli anni passati eravamo soliti registrare la batteria ed il basso inizialmente poi, aggiungendo le varie tracce successive, la batteria si perdeva, veniva coperta, così dovevo doppiare certi passaggi, certe ritmiche. Così per tenere il suono fresco e originale della batteria acustica, preferiamo registrare quella elettronica per lavorare. Mettiamo l'acustica successivamente. Ci siamo sempre chiesti perché certi nostri demo suonassero meglio dei risultati finali in studio! Perché la batteria veniva persa alla fine dei lavori. Ci si passa sopra centinaia di volte con la testina del registratore e quindi si indebolisce e sparisce nei missaggi finali, perde in brillantezza.

Perché non registri la batteria tramite gli apparati digitali?
Penso che la registrazione analogica della batteria acustica sia ancora la migliore, la più apprezzabile, calda e vera. E' ciò che abbiamo fatto nell'ultimo album.

Tutto analogico?
No, digital vocals, digital guitars. Tutto digitale eccetto la batteria.

Digital vocals?
Sì, abbiamo un registratore digitale a 24 tracce abbinato ad uno analogico per la batteria.

Suoni campionati?
Tantissimi! Ho usato dei pad Simmons che controllavano i campionatori tramite un'interfaccia Simmons TMI. E' incredibile quanto tempo si risparmia nel quantizzare e registrare per sentire come teoricamente verrebbero fuori i brani con le varie tracce. Non è più necessario provare per ottenere i suoni giusti. Non si perde in creatività e si ha un'idea precisa di cosa viene fuori.

Usi materiale elettronico sul palco?
No, mi piace suonare con le apparecchiature elettroniche, ma sul palco ho preferito delegare Gary Wallis alla gestione dei suoni elettronici... e ai problemi elettronici!

Problemi elettronici. Ottima definizione!
Certamente, preferisco avere due set di percussioni sul palco per essere sicuro di non interferire con lo svolgimento del programma dello show. Tutto lo spettacolo così va avanti sul velluto. Gary procede con i suoi sistemi elettronici e passa da una programmazione all'altra, io suono sopra la parte di batteria.

E' cambiato anche il modo di suonare le basi ritmiche dei Pink Floyd rispetto a molti anni fa.
C'è una grossissima differenza tra le basi di batteria dei brani vecchi e quelle di oggi. Originalmente le basi di batteria erano molto semplici, si finiva per scegliere una ritmica che rimaneva fissa per tutto il brano in genere. Sul nuovo album, invece, ci sono infinite tracce di percussioni registrate in overbuds, piccole parti, piccoli particolari, suoni d'insieme, tutte cose che danno molto da fare e Gary se la cava benissimo. In passato c'erano molti più problemi, perché le cose a volte non funzionavano, gli strumenti si rompevano, le connessioni non erano solide e così oggi ho voluto separarmi dall'elettronica senza però rinunciarci sul palco. Nei prossimi anni userò anch'io strumenti elettronici sul palco, ma per adesso va bene così!

Ci parli dell'organizzazione del famoso concerto di Venezia?
Lasciamo da parte i problemi organizzativi per lo spettacolo stesso. Per noi musicisti è stato un problema avere delle telecamere attorno, così abbiamo studiato dei buchi nel palco dove i cameramen della Rai potevano stare a filmare il tutto con comodità. Il nostro è uno spettacolo complesso e molte cose, effetti e forse anche sonorità, vanno perse in un filmato. E' stato ancora più difficile fare tutto in un ambiente particolare come Venezia. E qui entrano in gioco persone in più che devono dare il loro benestare per un concerto come quello che abbiamo voluto fare. C'è un giro molto vasto di persone da contattare e da coinvolgere organizzativamente. Autorità cittadine, ministri, personaggi in genere. Abbiamo scoperto di avere alcune persone che volevano ed altre che non volevano quel concerto a Venezia. Buone ragioni in entrambi i casi. Alcuni non sopportavano la nostra musica, altri temevano che le vibrazioni danneggiassero i palazzi, altri pensavano che la Festa del Redentore non avesse bisogno dell'intervento di un gruppo come i Pink Floyd, altri ancora hanno pensato ai problemi igienico-organizzativi per il pubblico... E' stato difficile comunque, perché abbiamo dovuto combattere con persone che non volevano collaborare. Se tutti fossero stati d'accordo subito non ci sarebbero state tante parole, problemi e tempo perso. Spero comunque che tutti coloro che hanno partecipato attivamente alla realizzazione di questo show unico al mondo e nella storia della musica abbiano avuto il loro giusto credito o lo abbiano in futuro. Siamo rimasti un pò male quando ci hanno chiesto di partecipare alle spese di certe cose, transenne, ponti. Noi intendevamo regalare questo concerto a Venezia, infatti era gratis, volevamo fare anche noi qualcosa per la città. Ci è costato parecchi soldi, ma è stato buono per noi e speriamo lo sia stato anche per Venezia.

Come è stato il pubblico secondo te?
Per anni e anni i gruppi di tutto il mondo hanno evitato l'Italia a causa dei suoi problemi organizzativi, caos dappertutto e a volte i concerti non venivano pagati. Negli ultimi anni invece tutto è tornato alla normalità, gli spettacoli che abbiamo fatto in Italia sono stati straordinari e i ragazzi si sono comportati benissimo. Il pubblico italiano è il miglior pubblico che abbiamo avuto ai nostri concerti in tutta Europa. E' un credito che devo al pubblico italiano. Gli spettacoli si sono svolti in tutta tranquillità e non ci sono stati problemi, i promoters sono stati ottimi, Frank Tomasi è stato grande e tutti si sono prodigati al meglio per noi. Solo per Venezia ci sono stati problemi, ma come vedi è andato tutto bene anche lì!

Posso chiederti qualcosa riguardo a Roger Waters?
Certamente.

Cosa sta facendo e come sono i vostri rapporti con lui oggi?
Non ho idea di cosa stia facendo Roger adesso. Non c'è un buon feeling tra noi e lui, ma principalmente da parte sua. Ancora adesso riceviamo lettere dal suo legale per risolvere piccole questioni. Dave ed io, noi Pink Floyd, abbiamo principalmente risolto i vecchi problemi di ego.

Avete potuto usare il nome Pink Floyd dopo le vostre battaglie legali?
Sì, ma non abbiamo avuto problemi di quel genere, erano più problemi legati alla personalità di Roger... non siamo più amici...

Passiamo ad altri argomenti. Che bacchette usi?
Attualmente uso bacchette Ludwig e delle bacchette speciali che chiamo "show-sticks". Sto però per firmare un contratto con la Pro-Mark, perché mi hanno fabbricato delle bacchette ideali per me, eccellenti. Le Ludwig sono ottime bacchette, ma la qualità delle ProMark è superiore, adottano un legno più solido.

La tua è in Hickory americano?
Sì, ma la fanno anche in Oak giapponese.

Sarà chiamato Pro-Mark Nick Mason Model?
Sì, che penso la metteranno in catalogo...

Ci dai un cenno alla tua collezione di rullanti?
E' una piccola collezione di rullanti, niente di speciale, solo alcuni pezzi che possono essere utili in studio per certe sonorità. Ho un Tama Bell-Brass, alcuni Slingerland, un Camco, un Remo Liberator... basilarmente un buon tamburo è un buon tamburo, non importa la marca. E' come lo si accorda e come lo si suona che è importante. A meno che non sia un tamburo economico, mal costruito dove le lamine di legno si sfaldano, allora suona male comunque. Sono con la Ludwig da più di quindici anni e per me non c'è motivo di cambiare marca, mi trovo benissimo con loro e mi identifico con il suono Ludwig. Il servizio on the road Ludwig è eccellente, hanno sempre fatto ciò che ho chiesto e mi hanno aiutato in qualsiasi momento con tutti i loro prodotti. Ho avuto proposte da altre case costruttrici di batteria, ma cosa avrei avuto di più? Altri tamburi? Ne ho già abbastanza. Ne ho più di quanti me ne servano effettivamente!

Che pelli monti sui tuoi tamburi?
Ho sempre usato le pelli Remo. Recentemente ho cominciato ad usare le pelli Ludwig Rocker e sono ottime. Mi irrita non averle usate prima! Ho avuto alcuni problemi con i diametri di queste pelli, non entravano su certi tamburi, mentre le pelli Remo sono sempre state giuste di misura per tutti i tamburi che ho usato. Ma dal punto di vista sonoro le Ludwig Rocker sono le pelli migliori che ho provato. Ho provato anche le Evans, sono buone, ma troppo morte di suono, voglio più risonanza. Ho usato anche le Remo Fiberskin 2, mi piacciono, ma non vanno bene per il suono di palco che cerco io. Ho sempre usato le Remo Ambassador sabbiate o le Remo Center Sound trasparenti, fino ad alcuni trour negli anni passati, dove usato le Remo Pin Stripe trasparenti.

Sono le Rockers Silver Dot?
No, quelle Heavy regolari Coated (sabbiate). Nonle tiro molto, ma quanto basta per ottenere un giusto rimbalzo della bacchetta. Le cambio spesso però.

Com'è il tuo rapporto con il click?
Originalmente lo odiavo! Lo trovavo disturbante ma in effetti, dopo che ti sei abituato, ti senti più libero, perché puoi fare quello che vuoi mentre il tempo è costante, non ti devi più preoccupare se i rulli sono veloci o rallentati, il click ti guida con costanza.

Che monitor utilizzi sul palco per la tua batteria?
Non uso monitor, ce ne sono già tanti sul palco. Sento tutto comunque! Mi interessa ciò che fa Dave e lo sento dai suoi monitor. Anche il basso di Guy lo sento bene dai suoi monitor.

Sei un autodidatta?
Sono autodidatta e non lo raccomando a nessuno! Avrei voluto studiare in maniera adeguata e so di essere un batterista limitato. Tuttavia, ciò che ho fatto ha funzionato bene per il gruppo. Inoltre, il suono del gruppo è molto importante, più di certe tecniche dietro la batteria. Riassumendo, il mio modo di suonare ha contribuito a determinare lo stile dei Pink Floyd, ma per quanto riguarda il mio drumming, avrei voluto imparare di più studiando in maniera adeguata.

Questo ci porta al discorso dei tuoi dischi da solista: quanti ne hai registrati fino ad oggi?
Due. Non ho mai fatto attenzione e non ho mai programmato veramente i miei dischi solista. Ho fatto un LP con Rick Fan dei 10 CC, uno con Carla Bley, alcuni con Mike Mantler... la parola "solo-project" non è appropriata per questi lavori. Sono stati dischi che mi hanno insegnato parecchio, mi sono divertito tantissimo. Lavorare con Mike e Carla è stato fantastico, mi hanno insegnato a partecipare a sistemi musicali molto più complessi di quelli in cui ero abituato a lavorare. Ho dovuto imparare a leggere musica, seguire le partiture, seguire il direttore... mi hanno introdotto in un sistema di tempi a struttura molto complicata. Attualmente sono molto interessato a produrre eventualmente altri artisti.

Dove vivi, a Londra?
Sì, a Londra, in una zona del centro.

Ti faccio una domanda particolare adesso. Poiché i Pink Floyd sono stati testimoni della brutta sorte capitata ad un vostro collega musicista, Syd Barret, e le conseguenze sono state ampiamente documentate musicalmente da voi, come vedi il rapporto musica/droga nell'environment mondiale odierno?
E' solo una mia impressione, ma penso che la droga oggi non sia più prominente nell'ambiente musicale, anche perché la musica sta vivendo una fase molto tecnica oggi, molti computer, tastiere elettroniche, programmi... la droga appartiene più ad un movimento che si svolgeva negli anni settanta all'interno della musica. Un tastierista è meno propenso alla droga di un chitarrista probabilmente, ma oggi tutti i musicisti sono più coscienti e attenti a ciò che succede intorno. Nel frattempo le droghe sono diventate più pericolose, molto più che negli anni sessanta. A quei tempi l'acido era pericoloso, tutto il resto era solo fumare erba, "love & peace", era il periodo del "flower power", che paragonato a ciò che succede oggi in America con il crack è niente. Una persona può essere attirata dalla droga o dall'alcool per mille motivi. Una volta la musica possedeva anche la cultura della droga, oggi semmai aiuta i giovani a non finire nel circolo della droga! Inoltre i movimenti ecologici, i Verdi e un mucchio di persone nel mondo sensibilizzano sempre più l'umanità ad usare cibi e sostanze naturali, ciò aiuta anche parecchio a pensare positivamente alla propria esistenza, non a rovinare la propria vita. La gente è più conscia della pericolosità delle droghe. Purtroppo finire nel giro della droga o no dipende molto dalla personalità di ognuno e dalla volontà.

Vedi ancora Syd?
Non lo vedo da anni, non so come sta. Sicuramente non sta bene, la sua è una brutta situazione.

Deve essere molto brutto vedere un amico finire così!
E' una tragedia come tutte le altre. Quello che fa molto male è vedere un amico con tante promesse e possibilità musicali che non può più raggiungere, non può più svilupparle. Così anche per tanti altri grandi artisti, musicisti, attori, pittori. Non possono realizzare ciò che promettono perché ci lasciano prima, si ritirano, vivono pericolosamente e non importa se si chiamano James Dean, Syd Barret o Jimi Hendrix, sono artisti che promettevano molto, non sapremo mai quanto.

Il periodo d'oro dei Pink Floyd è cominciato con "The Dark Side Of The Moon", come lo hai vissuto?
E' stato un momento importantissimo per i Pink Floyd perché siamo cambiati da gruppo underground a gruppo popular. Per molti nostri fans quel momento costituisce la fine dei Pink Floyd, perché abbiamo smesso di essere interessanti. Per noi invece era il momento in cui potevamo fare di più ciò che piaceva a noi. Potevamo scegliere come fare i nostri spettacoli, eravamo più liberi, e oggi siamo privilegiati nel poter fare uno spettacolo come quello che presentiamo, non sono molti quelli che lo possono fare! E lo possiamo fare solo perché attiriamo un certo numero di persone e questo grazie alla musica che componiamo. Molti ci chiedono se non sarebbe meglio tornare a suonare nei club come facevamo una volta. La risposta é: assolutamente no! Possiamo tornare a suonare nei club quando vogliamo, in qualsiasi momento, e lo facciamo a volte. Suoniamo con gli amici, altri musicisti. Ma per i Pink Floyd è un privilegio essere tra i gruppi più ascoltati e richiesti dal vivo. Trovo sia affascinante avere questo palco gigantesco e suonare per migliaia di persone. Non è facile mettere su uno show così spettacolare come il nostro e costa tantissimo! Vogliamo che anche gli ultimi spettatori in fondo agli stadi possano vedere e godere il nostro spettacolo. Vogliamo che anche loro siano concentrati, focalizzino ciò che facciamo. Ci sentiamo in un certo senso obbligati a produrre uno spettacolo che la gente ricordi ogni volta che ascolta il nostro CD. Altrimenti basterebbe ascoltare il CD!

Che novità ci sono in futuro per i Pink Floyd?
Assolutamente niente! Abbiamo lavorato tre anni per registrare il disco e girare tutto il mondo a presentarlo. Siamo anche andati in Russia.

Non avete mai suonato in Russia. Come mai?
Con lo spettacolo è stata la prima volta. Great. Adesso però abbiamo veramente bisogno di fermarci un pò. Dobbiamo pensare a cosa fare noi, individualmente. Sicuramente non ci saranno spettacoli per almeno due o tre anni. Bisogna fermarsi per raccogliere le idee, riposarsi, vedere i risultati ottenuti da un punto di vista reale e...

E guidare un pò le tue Ferrari!
Anche quello! Scherzi a parte, in questi prossimi anni voglio studiare le macchine elettroniche, i sequencer, le batterie elettroniche, i campionatori, usare i computers, studiare, sperimentare cose nuove. Voglio imparare nuove tecnologie, voglio dedicarmi anche alla produzione di video, film. Ho avuto parecchie richieste.

Cosa pensi di batteristi come Steve Gadd, Dave Weckl, Vinnie Colaiuta? Stili completamente diversi dai tuoi.
Sono fantastici, li conosco e li ascolto.

Hai mai visto un concerto di Chick Corea?
No, da molti anni non ho più occasione di vedere dei concerti, non ho tempo. E' comunque interessante ascoltare altri batteristi, si acquistano nuove idee, vorrei vederli dal vivo, imparare da loro. Ho una grande ammirazione per la loro tecnica, ma so che non sarò mai uno di loro, mai.

I Pink Floyd cambierebbero drasticamente il loro stile!
I Pink Floyd ne acquisterebbero! Se potessi dedicarmi allo studio della tecnica lo farei volentieri, mi piacerebbe moltissimo. Purtroppo bisogna lavorarci molto e io preferisco dedicare il mio tempo ad altre cose.

Cose che ritieni più importanti?
Non necessariamente più importanti. Lavorare sulla tecnica per batteria e diventare uno dei batteristi più grandi, o almeno un bravo batterista è sicuramente una cosa meravigliosa, ma per me sento sia più logico occuparmi di produzioni, film, show, la mia vita è più orientata verso quel genere di cose. Anche il mio modo di lavorare. Preferisco aiutare ad editore un film che studiare i rudimenti per batteria! Ma non è importante la tecnica, è importante la sensitività del musicista. Se io diventassi un batterista bravissimo i Pink Floyd avrebbero anche una marcia in più. Se il batterista cambiasse, anche i Pink Floyd cambierebbero. Ciò che ha funzionato nei Pink Floyd è una ritmica semplice ed una melodia da ricordare, come tutti i brani di successo del resto. Ed è stato naturale per noi perché durante le registrazioni ogni traccia veniva registrata in aggiunta alle altre, come delle tracce di colore lasciate da un pittore a guazzo. Una sull'altra, e se la base di ogni brano è già troppo piena, troppo articolata, tutto diventa nuvoloso, bisogna mettere tracce leggere di colore, una sull'altra per poterle distinguere tutte assieme.

Un paragone molto artistico, poetico. Del resto sei un batterista speciale per quello che fai e per il gruppo in cui suoni!
Probabilmente. Ma preferisco lasciare ai posteri l'ardua sentenza!


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