Dopo una pausa durata sette anni, gli Alliance sono tornati con Before Our Eyes. David Lauser, dietro i tamburi, ci racconta come sono andate le cose...
Sono insieme da poco più di trenta anni, gli Alliance, ma di album sino ad oggi ne avevano pubblicati soltanto sei, partendo da Bond Of Union del 1996, per arrivare a Fire And Grace del 2018. Poi il progetto finisce in standby, fino a che, all’improvviso, due singoli bucano la rete – Tell Somebody e Nothing Can Make You Change – anticipando il nuovo album, Before Our Eyes: gli Alliance sono ripartiti da dove avevano lasciato.
Formazione a quattro intatta sin dal 1991, gli Alliance sono Gary Pihl alla chitarra (Boston), Robert Berry al basso (GTR Steve Howe), Alan Fitzgerald alle tastiere (ex Night Ranger) e David Lauser alla batteria (Sammy Hagar Band): dopo sette anni di pausa, lo scorso 28 marzo 2025 la band è tornata con Before Our Eyes (Frontiers Music) e il riscontro dell’audience è stato particolarmente positivo. E’ un sound dalla matrice rock, quello degli Alliance, che tanto risente dell’AOR degli Ottanta, di quel tracciato che Montrose, Boston, Journey e Foreigner, hanno lasciato dietro di loro, plasmandolo come la
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creta tra le mani, fruendo della personalità ed esperienza messa in campo dalla band nel corso del tempo.
Nato il 20 febbraio 1951 a San Bernardino (California), David Lauser inizia da giovanissimo con Sammy Hagar, suonando dapprima nelle band del college e poi nei Justice Brothers e via via in numerosi dischi insieme: con lo stesso Hagar da solista e con The Waboritas e Los Tres Gusanos.
La storia degli Alliance inizia più o meno quando Sammy Hagar entra nei Van Halen in sostituzione di David Lee Roth; Lauser è deciso a non restare con le mani in mano e, spinto dalla sintonia con i suoi colleghi Gary Pihl e Robert Berry, propone loro un nuovo progetto, a cui si aggiunge il tastierista Alan “Fitz” Fitzgerald, uscito allora dai Night Ranger. E’ il 1991, gli Alliance hanno ingranato la marcia e sono determinati a dare inizio al loro viaggio insieme.
Gary Pihl (guitar) – Robert Berry (bass) – David Lauser (drum) – Alan Fitzgerald (key)
Ciao David, partiamo naturalmente da Before Our Eyes, ovvero, l’album che segna il ritorno discografico degli Alliance a sette anni di distanza da Fire And Grace, com’è andata? Innanzitutto, devo dire che ci siamo divertiti un sacco e la bella atmosfera ha contagiato tutti noi. Inoltre, penso che con l’andare del tempo le nostre abilità di musicisti siano accresciute e che anche la Musa ispiratrice sia stata dalla nostra. A parte un paio di pezzi che erano già pronti quando ci siamo ritrovati in studio, ne abbiamo registrati una decina e tutto è stato fluido e veloce. Tutti noi abbiamo contribuito alla composizione dei pezzi di Before Our Eyes; in genere, è Robert [Berry] il principale songwriter, ma questa volta ci sono anche due pezzi di Gary [Pihl] e due miei: tutti ci abbiamo lavorato sopra e ritengo che il risultato sia una tracklist piuttosto varia e variegata. La considero una sorta di evoluzione della nostra band.
Cosa vi ha convinto a tornare sulla scena discografica? Nell’arco di trent’anni abbiamo messo da parte un bel po’ di materiale e ad esempio Nothing Can Make You Change, il secondo singolo del nuovo album, lo abbiamo registrato sette anni fa e conservato. Naturalmente, nel nostro cassetto abbiamo messo anche i brani nuovissimi, come Too Many People ad esempio, e a un certo punto abbiamo realizzato che un nuovo album si poteva fare. Inoltre, quando siamo arrivati in studio per registrare i pezzi nuovi, ci siamo così gasati nel ritrovarci, visto che viviamo a miglia di distanza e non suoniamo insieme così spesso, che la nostra sintonia si è messa in moto all’istante. Ciliegina sulla torta, Robert [Berry] era in contatto con Frontiers Records, i quali hanno davvero caldeggiato il ritorno degli Alliance. Insomma, ci siamo ritrovati nella situazione ottimale per pubblicare un nuovo disco!
Da Fire and Grace del 2018 è passato un bel po’, cosa hai fatto nel frattempo? Ho lavorato con Sammy Hagar per gran parte della mia vita. Con Sammy ci conosciamo da quando eravamo ragazzini, io avevo sedici anni, frequentavo la junior high school. Abbiamo iniziato a suonare insieme in una garage band e in seguito nei club locali. Poi lui è diventato super famoso, ma ci siamo sempre tenuti in contatto e abbiamo fatto tanti dischi insieme. Nel 2016 Sammy ha iniziato a lavorare con un’altra band ed anch’io ho iniziato a suonare con altri musicisti, con Greg Kihn in particolare. In tutti i casi, Robert [Berry], Gary [Pihl] ed io siamo sempre rimasi in contatto e, in particolare, ho suonato con loro per alcune session per i Boston. Per un breve periodo mi sono ritrovato con Sammy e ho suonato in California con i suoi Waboritas e Wabo, pur se non di frequente...
A un certo punto è partita la collaborazione con Robert Berry, giusto? Robert all’epoca era nei December People e, in pratica, gli Alliance sono i December People con un paio di musicisti diversi. Abbiamo suonato diverse volte e da subito mi sono reso conto che la band aveva una marcia in più: da qui l’idea di provare a scrivere dei pezzi, io Robert e Gary [Pihl]. E così sono nati quelli finiti su Fire And Grace, oltre i due che appaiono su questo nuovo album, Before Our Eyes.
Hai detto che vivete in luoghi diversi: ciò significa che per la composizione dei brani vi siete scambiati demo e file? Vi siete mai incontrati in studio? Esattamente. Robert [Berry] è un ottimo multistrumentista ed io, oltre alla batteria suono chitarra e basso, e me la cavo con il canto. Ciò significa che via via ci scambiavamo il materiale, mettendo a punto le varie demo che poi, nello studio di Robert, avremmo trasformato nei brani veri e propri, completi del mixing finale.
In generale, le tue parti di batteria nascono dall’ascolto del materiale in arrivo dai tuoi compagni di band? In genere è così ma, ultimamente, gli input mi arrivano anche dai testi. Ne sto scrivendo più del solito e devo dire che contribuiscono parecchio alla creazione del groove. Tuttavia, non esiste una formula precisa per dare vita a un brano; nel caso di Can’t Stop Messin’, ad esempio, mi è venuto in mente prima il groove, quindi, ho preso la chitarra per creare una linea guida che funzionasse davvero; dopodiché, io e Robert [Berry] abbiamo sviluppato la struttura vera e propria del brano, completa di tutte le parti, che abbiamo quindi suonato e registrato in studio.
Il primo singolo che avete scelto per presentare il nuovo disco è Tell Somebody: rappresenta in modo particolare il tuo drumming? Non direi. La ricerca del groove, del timing, e il suonare al servizio della band, sono gli obiettivi che mi prefiggo per ogni brano e credo che Tell Somebody lo riveli.
Nel nuovo disco c’è Right, il brano che, non a caso, ha questo titolo, giusto? Eravamo in studio quando all’improvviso me ne sono uscito con quel groove e Gary [Pihl] ha esclamato: “when it’s right, it’s right”. Da qui il titolo. E’ un brano non complicato, ma pulsante, un po’ alla AC/DC. Sì, ha un bel groove…
C’è stato un brano che in studio ti ha dato del filo da torcere? Face Of Justice è stato impegnativo e ho fatto un paio di take prima che filasse come doveva. In Can’t Stop Messin’ ci sono delle parti piuttosto complesse, un mix di rock prog e funky. Non si è trattato di essere velocissimo con i piedi, ma è stata dura fisicamente parlando.
Ci sono brani della tracklist che prediligi in modo particolare? Ce ne sono diversi e 100 Sad Goodbyes è uno di quelli. E’ un pezzo di Robert [Berry] e lo spirito, il mood, la melodia, mi fanno venire in mente i Traffic... Steve Winwood, Dave Mason e Jim Capaldi... Oltretutto, dal testo di questo pezzo abbiamo ricavato il titolo dell’album.
David, domanda d’obbligo: che genere di equipment hai utilizzato per le registrazioni di Before Our Eyes? La mia DW Collector’s Jazz Series con i fusti hybrid: rack tom 8”x10” e 8”x12”, floor tom 14”x14”, cassa 16”x22” e rullante 5,5”x14” in alluminio che, in alcuni momenti, ho sostituito con il Ludwig Black Beauty. In quanto alle pelli di tom e floor, ho utilizzato le Remo: White Coated Emperor (battenti) e Clear Ambassador (risonanti). Per la cassa, invece, Remo Clear PowerStroke III e White Coated Ambassador. Bacchette Vic Firth 5B e piatti Paiste: 20” e 22” Crash 2oo2 Series, 20” Rude Ride, 20” Power Ride, 14” Signature Hi-Hat e 18” Novo China.
Per chiudere ti domandiamo: qual è la formula che rende così frizzanti le produzioni degli Alliance? Come dicevo, tutti noi siamo impegnati in vari progetti e non passiamo tanto tempo insieme e così, quando ci ritroviamo, la freschezza e l’energia sprizzano da tutti i pori. I nostri background sono differenti: Robert [Berry] si è formato con il rock prog di Emerson, Lake & Palmer e Gentle Giant, ad esempio, mentre io con la musica Motown e il blues, e Gary [Pihl] con generi che stanno un po’ nel mezzo, e così le nostre influenze finiscono per fondersi nel nostro progetto. Musicalmente ci piacciamo parecchio, siamo in sintonia, e ci esprimiamo con i nostri strumenti in tutta libertà. Ritengo che sia questa la formula che caratterizza le nostre produzioni.