JIMMY CHAMBERLIN propulsore ritmico di Smashing Pumpkins & Complex
Steven Rosen 16 gen 2024
“Jimmy Chamberlin è un batterista rock che suona jazz, oppure un jazzista che incorpora nel suo io certi paradigmi del rock?” Una domanda che si sono fatti in tanti, eccetto Chamberlin.
Il leggendario batterista con gli Smashing Pumpkins sin dal 1988, infatti, è anche colui che siede dietro i tamburi dei Complex, trio jazz fusion, fresco dell’uscita di Honor (Make Records).
La verità è che per Jimmy la dote fondamentale di un batterista è la capacità di sapersi calare in un brano: “certo di mantenermi strettamente serrato con la narrazione di un brano…” – dichiara – “ho sentito spesso dei giovani e abili batteristi suonare senza alcuna attinenza con lo spirito del brano. Io dico che quel che ha contribuito a rendere grandiosa la musica di Duke Ellington, John Coltrane e Cole Porter, sono stati i musicisti accanto a loro, in grado di supportare la narrazione dei brani, il loro spirito. Quando proprio la narrazione diventa il leader supremo, la musica si fa potente; e poco importa se il tuo playing è ricco di elementi, oppure molto semplice. Nell’ultimo dei Pumpkins ci sono ben pochi fill di batteria, ed infatti è un disco
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basato sul groove…” [Si tratta di Cyr, uscito lo scorso novembre 2020 su Sumerian Records]
Di seguito Jimmy Chamberlin ci parla dei Pumpkins, dell’ultimo dei suoi Complex, della sua Yamaha, e della sua stima per Ian Paice e Richard Bailey.
E’ stato diverso il tuo approccio al drumming in Honour, l’ultimo dei Complex, rispetto al disco dei Pumpkins? Approccio il mio playing sempre con lo stesso intento: suonare per la musica. In Honour è stato perlopiù un approccio esplorativo; in quanto al disco dei Pumpkins, ci abbiamo lavorato su parecchio, sfruttando il lusso che io e Billy [Corgan] abitiamo in fondo alla stessa strada, quindi abbiamo potuto lavorare man mano sulle varie idee. La nostra sfida è stata fare un disco che evitasse di beneficiare di ciò che ha funzionato bene in passato. Dal canto suo, un disco dei Complex documenta l’affinità fra noi tre – io dietro i tamburi, Billy Mohler al basso e Sean Woolstenhulme alla chitarra – l’immediatezza e la coesione del linguaggio. Qualcosa tipo: proviamo a volare… Con i Pumpkins c’è una maggior strategia. Tuttavia, come ti dicevo prima, il mio intento è sempre lo stesso.
Rimaniamo sui Complex: com’è nato questo vostro Ep? All’insegna dell’immediatezza… Un pomeriggio eravamo a Los Angeles quando Billy [Mohler] se ne esce con: “siamo qui tutti e tre, oggi. Andiamo a suonare un po’!” Abbiamo suonato la parte A, ci abbiamo pensato su un po’ e poi ci siamo buttati sulla parte B e, prima ancora di perfezionarne la struttura, abbiamo intuito che il lavoro era già stato fatto. Sei ore dopo era tutto pronto.
Avete realizzato questo Ep in sei ore?! Questi due ragazzi sono fantastici e con loro è sufficiente dire: “hey, buttiamo giù quel che avete in mente adesso!” Tutto accade al volo in una, due take. Nove mesi dopo circa, Billy mi ha chiamato dicendo: “abbiamo registrato tutta quella musica ma non abbiamo parlato di cosa farci. L’ho ascoltata e mi sembra ottima!” Gli ho chiesto di inviarmela così che potessi ascoltarla anch’io e in effetti mi è parsa buona musica. A quel punto mi sono detto: “mixiamo e pubblichiamo!”
E’ vero, Sean e Billy sono grandiosi ma il tuo playing è spettacolare… La tecnica c’è, è innegabile, ma il mio proposito è di utilizzarla per traghettare la tua anima nel drumkit: talvolta richiede peculiari stroke con le spazzole e talvolta un groove à-la Charlie Watts. Ecco perché i Pumpkins sono per me un veicolo grandioso: la musica spazia in ambiti enormi e mi consente di esplorare e portare il drumming oltre i limiti. In brani come Jellybelly, o Cupid de Locke o To Forgive, l’ho fatto con le spazzole. Adoro lavorare con Billy [Corgan] perché non sai mai che genere di pezzo andrà a consegnarti, magari anche un pezzo sinfonico che richiederà i mallet o qualcosa che ti costringerà a pensare fuori dagli schemi.
A proposito dei Pumpkins, ci dici qualcosa dell’ultimo album, titolato Cyr? Come ti dicevo, io e Billy abbiamo lavorato parecchio assieme. Lui ha scritto i pezzi di questo album psichedelico e li ha registrati con click e drum machine, quindi io ho suonato e inserito le mie parti di batteria. Facciamo in questo modo da oltre 30 anni e non siamo mai incappati in cose senza senso. Agli inizi eravamo entrambi giovani, due maschi alpha che si scambiavano le opinioni e si scontravano anche, ma oggi il nostro pensiero è: “ok, nessuna battaglia: siamo ancora qui, amiamo fare musica insieme e continuiamo a tenerne conto”.
E’ stato questo il tuo pensiero lavorando sulle tracce di Cyr? Sono 20 i pezzi dell’album ed io ho fatto le batterie in sei giorni. E’ stato il primo album che abbiamo fatto con il click e questo ha reso le cose molto più semplici. Tutti i dischi degli Smashing Pumpkins, inclusi Zeitgeist e Shiny And Oh So Bright [Vol. 1/LP: No Past. No Future. No Sun] sono stati registrati live in studio, senza il click, tenendo le tracce di batteria buone.
Come mai adesso avete utilizzato il click? Abbiamo voluto beneficiare della tecnologia ed utilizzare le sequenze. Tuttavia, le nuance non sono state sacrificate, poiché via via, le intenzioni sono state: “qui ci deve essere lo spirito live, qui ci deve essere una batteria piena…” e cose del genere. E’ divertente e credo che tu suoni creandoti precisi spazi nella testa registrando in questo modo. In Zeitgeist (2007) c’era United States [settima traccia dell’album], un pezzo di circa 10 minuti e frutto di una sola take: quindi, accetti la sfida e cerchi di fare la tua performance della vita. Quando suoni con il click in ProTools, lo spazio che devi metabolizzare è diverso.
Il fatto è che oggi gran parte dei batteristi registra col click, tutto viene quantizzato, ed il feel della musica viene penalizzato… Credo che ogni cosa abbia il proprio spazio. Se utilizzi il supporto tecnologico come uno strumento, allora diventa un valore aggiunto. Se ti basi su quello per rendere il tuo suono o la tua performance migliori, allora hai mancato il bersaglio.
Che genere di kit hai utilizzato per le registrazioni di Cyr? Yamaha. Ho utilizzato Sakae a suo tempo e anche per le registrazioni di Honor, [l’album targato Jimmy Chamberlin Complex]: un kit di tamburi semplice, in acero, con una strepitosa finitura Cherry Wood. In quanto a Cyr, ho utilizzato una Yamaha 2005 Birch Custom Absolute Hybrid Maple in finitura Polar White. Cassa 22”x14”, tom 8”x10” e 9”x13” e floor 16”x16” e 18”x18”. Diversi i rullanti, incluso uno Yamaha 14”x6,5” Recording Custom Aluminium ed un 14”x6” Absolute Hybrid Maple. Pedali DW e pelli Remo. Piatti Istanbul.
Bacchette? Adoro le nuove Vic Firth Modern Jazz MJIV in acero poiché, a mio avviso, ti danno un suono dei piatti grandioso. Sono ottime per i suoni scuri degli Istanbul.
Sei tornato di recente a Yamaha, giusto? I Pumpkins e Yamaha sono legati da sempre, giusto? Tutti quegli album li ho suonati dietro un kit Yamaha. Un po’ come John Bonham e Ludwig Drums… non immagineresti di sentirlo suonare dietro una Sonor! [ride]
In quanto a Sakae, ci va molto vicino [a Yamaha] visto che proprio Sakae Rhythm ha realizzato i primi kit Yamaha che ho utilizzato. Avevo lasciato il brand ma, quando abbiamo cominciato a lavorare su Shiny And Oh So Bright (2018), Jeff Schroeder [chitarrista/tastierista dei Pumpkins] che è un loro endorser, mi ha detto: “perché non dai uno squillo a Yamaha?” Conosco quei ragazzi e sul momento ho pensato: “li ho lasciati io e ora non mi vorranno di nuovo…” Tuttavia, quella telefonata l’ho fatta e invece la loro reazione è stata: “… siamo felici di averti di nuovo con noi!”
Per un periodo hai utilizzato DW, giusto? Per un breve periodo… oltre tutto, sono un grande fan di Don Lombardi. [Fondatore della celebre azienda californiana] Il suono DW, per quanto mi piaccia, non è nelle mie corde. E’ troppo controllato per me che arrivo dalle sonorità tremendamente aperte. Ho cercato di trovare il mio suono con quei tamburi e abbiamo anche speso un sacco di tempo cercando di realizzare un kit.
Ritieni che il tuo sound di batteria sui primi album dei Pumpkins sia diverso da quello di Cyr? Certo. Oggi posso anche contare su suoni aggiuntivi. Ho una Roland TR-8 e una vasta libreria di sample che posso richiamare secondo le necessità. Tornando indietro nel tempo, invece, registravamo la batteria con pickup microfonici per chitarra con tanto di tremolo; facevamo di tutto per caratterizzare certi suoni. Oggi ci sono i computer, puoi togliere le schifezze, fare gli editing e con l’ausilio della rete, aggiungere delay ed effetti vari che noi all’epoca non avevamo.
Domanda che ti hanno già fatto in parecchi: sei un batterista rock che ama suonare jazz, o un batterista jazz che ama suonare il rock? Sono semplicemente un batterista. Se mi inserisci in una situazione, io suonerò musica. Nel 2004 ho fatto alcune clinic con Kenny Aronoff, Terry Bozzio e Gregg Bissonette ed in realtà mi sentivo strano in mezzo a loro, una sorta di pesce fuor d’acqua. Ero nervoso e, oltretutto, in giro c’era Bill Bruford. A quel punto, proprio loro mi hanno tolto dall’impaccio spiegandomi quanto è grandioso essere differenti.
Cambiamo registro: sappiamo che sei un fan di Ian Paice… Vogliamo parlare del suo shuffle in Strange Kind Of Woman ? O di Pictures Of Home ? Quei brani, quei dischi, sono stati formativi quando ero un ragazzino. Esattamente alla stregua del metodo Stick Control: For The Snare Drummer di George Lawrence Stone. Le due cose migliori che mi potessero capitare.
Vogliamo parlare del timing di Paice, del controllo, del fraseggio e del supporto alla narrazione di un brano? Ogni parte che suonava era parte integrante del brano. Grandioso. Ricordo quando ho ascoltato Burn per la prima volta: “merda, la strofa è un single-stroke sincopato!” Mentre registravamo gli album dei Pumpkins mi domandavo sempre: “qui come suonerebbe Paice?” E’ così che sono fuoriusciti quegli stroke roll in Bury Me [brano del 1991] e in Jellybelly [brano del 1995]. Inoltre, se ascolti United States [brano del 2007] ti accorgi che è lo stesso doppio paradiddle che Paice fa in Chasing Shadows [1969]
In quanto a John Bonham? Ho ascoltato tutti quegli album degli Zeppelin, una miriade di volte, fronte e retro. Noi [gli Smashing Pumpkins] suonavamo Stairway To Heaven nel tour di Shiny And Oh So Bright … Ad ogni serata non mi pareva vero di suonare quell pezzo davanti a 20.000 persone. John Bonham, Keith Moon e Bobby Caldwell nei primi due album dei Captain Beyond, sono stati realmente formativi per me. Adoro anche le big band e di conseguenza Elvin Jones, Tony Williams, Roy Haynes, Art Blakey e Philly Joe Jones: batteristi che hanno segnato la storia. Cosa dire poi di Richard Bailey? A te piace?
Il batterista con Jeff Beck nel suo Blow By Blow, 1975… Mi sono mangiato quell’album a colazione, pranzo e cena. Attribuisco il mio piede sinistro e l’hi-hat a Bailey. Ricordo ancora quando ho ascoltato la prima volta il suo modo di portare i quarti sul ride, mantenendo gli ottavi con il piede sinistro! Mi ero detto: “voglio imparare a farlo!” e a tutt’oggi lo faccio. Qualcuno mi chiede perché il mio piede sinistro lavora così tanto: “perché non mi piace il ping dei piatti ride. Non mi piace stare troppo tempo sul ride…” Mi piace sentire alla mia destra i suoni scuri e washy e mi piace l’articolazione del piede sinistro. Tutto quel che c’è su Blow By Blow è così epico…
I tuoi attuali piani con gli Smashing Pumpkins? Non abbiamo idea di quando potremo portare in giro Cyr ma lo faremo non appena sarà possibile…
Nato nel 1964 a Joliet, nell’Illinois statunitense, James Joseph Chamberlin è batterista e produttore.
Con Billy Corgan fonda gli Smashing Pumpkins nel 1988, la celebre alternative rock band di Chicago, e vi resta fino al 1996. Rientra nel 1998, fino allo split della band del 2000. A quel punto, sempre con Corgan, fonda il supergruppo Zwan, quintetto di alternative/pop rock. Dà vita anche al suo Jimmy Chamberlin Complex, trio di jazz fusion. Nel 2005 i Pumpkins riprendono la loro avventura e a tutt’oggi sono attivi sulla scena. Il loro ultimo album si intitola Cyr ed è uscito lo scorso 27 novembre 2020.
Tra le sue influenze batteristiche, Chamberlin cita Gene Krupa, Buddy Rich, Elvin Jones, Tony Williams, Roy Haynes, Art Blakey e Philly Joe Jones, nonché John Bonham, Keith Moon e Ian Paice.
Complex (da sx a dx): Billy Mohler (bass), Jimmy Chamberlin (drum), Sean Woolstenhulme (guitar)