JAMIE WOLLAM, Tears For Fears

Patrizia Marinelli 02 feb 2023
Tears For Fears – ovvero, i due britannici Roland Orzabal (chitarra/voce) e Curt Smith (basso/voce), autori di hit come “Shout”, “Everybody Wants To Rule The World”, “The Seeds Of Love”...) – ovvero, una delle più iconiche pop/new wave band degli anni Ottanta.
Alla luce di tutto ciò, può sembrare inusuale crescere a pane-e-hard-rock per poi approdare nei Tears For Fears, ma è esattamente quello che è accaduto a Jamie Wollam, l’estroverso batterista statunitense che dal 2010 accompagna la band sul palco e che ha registrato il loro ultimo “The Tipping Point” (2022), un album intenso e coinvolgente.

Jamie Wollam si appassiona alla batteria quando ha soltanto 10 anni: assiste a uno show dei Kiss a Los Angeles e resta folgorato dal drumming di Peter Criss. Da lì si appassiona alla musica di Iron Maiden, Dio, Ozzy Osbourne, Black Sabbath, Aerosmith, e decide di prendere lezioni di batteria dapprima da suo zio Rob e successivamente da batteristi/insegnanti di gran caratura (Joe Porcaro, Ralph Humphrey, Chuck Flores…). A 18 anni si diploma al Musicians Institute di Los Angeles e poi prosegue gli studi nell’Ontario canadese.

Compositore, produttore di colonne sonore per film e programmi televisive, Wollam porta il suo drumming in numerosi ...
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info intervista

Tears For Fears
Jamie Wollam
The Tipping Point
contesti, affiancando, tra gli altri, Michael Sweet (Stryper), John Elefante (Kansas), Eric Hutchinson, Jackson Browne, The Nightwatchman di Tom Morello, ma anche entrando nella lineup di Avion e Venice.

Finito spesso nelle cronache mondane per il matrimonio con la nota attrice Teri Polo, celebrato nel 2007 e conclusosi nel 2012, Wollam trova il modo di reagire immergendosi nella musica e creatività di Orzabal e Smith [Tears For Fears] tornati sulle scene nel 2017 con il singolo “I Love You But I'm Lost”, seguito nel 2021 dall’ulteriore singolo “The Tipping Point” che l’anno successivo sfocia nell’album omonimo.

Il The Tipping Point World Tour che intende rilanciare i Tears For Fears (con i Garbage come supporter negli Stati Uniti ed Alyson Moyet nel Regno Unito) parte nel maggio 2022. Il tour, lungamente atteso, è salutato dalle ovazioni dei fan di lunga data ma, a luglio si interrompe a causa di Curt Smith che si frattura alcune costole in un incidente. In attesa che il tour riprenda il suo cammino, abbiamo incontrato Jamie Wollam per l’intervista che segue.


Ciao Jamie, partiamo da lontano… Come sei arrivato a suonare per i Tears For Fears?
E’ successo tutto tramite Charlton Pettus [chitarrista e tastierista accanto ai TFF] che conoscevo da anni e col quale avevo lavorato, visto che lui è anche un valido produttore e songwriter. Così, quando il seggiolino della band si è reso disponibile, Charlton ha fatto il mio nome e devo dire che Curt e Roland mi hanno preso in considerazione all’istante.

“The Tipping Point” è l’ultimo album dei TFF uscito diciotto anni dopo il precedente “Everybody Loves A Happy Ending”: com’è stato lavorare in studio?
Ritrovarsi in studio con Curt [Smith] e Roland [Orzabal] e gli altri musicisti coinvolti, è stato entusiasmante pur se all’inizio mi ha creato un bel po’ di ansia. “The Tipping Point”, infatti, era l’album della loro ripartenza, il primo album che pubblicavano dopo un sacco di anni, e questa cosa la percepivo parecchio. Ho suonato svariate tracce e anche certi fill che avevo registrato in precedenza sono finiti nell’album. E’ stato un processo fantastico, mi sono ritrovato a tu per tu con musicisti di gran talento e tutto mi ha letteralmente aperto gli occhi.

Parliamo del The Tipping Point World Tour, purtroppo interrotto a causa dell’incidente di Smith: come sono andate le date in cui avete suonato? E’ stato semplice stabilire l’interplay sul palco e, soprattutto, ricreare il sound del disco?
Ci siamo divertiti parecchio! So che ci sono ancora parecchie date da fare e tutti sono entusiasti e in attesa di riprendere. Per quanto riguarda la lineup, si tratta di musicisti davvero preparati; oltretutto,
tutti noi abbiamo suonato nel nuovo album dei TFF, senza contare che più meno tutti abbiamo già suonato insieme sul palco; quindi, trovarci in sintonia e portare sul palco il sound dell’album è stato un processo semplice e naturale. Confesso che non vedo l’ora che il tour riparta!

I Garbage hanno aperto i concerti statunitensi del The Tipping Point Tour: che emozioni hai provato?
Questa è una domanda fantastica, grazie per avermela fatta! E’ stato elettrizzante essere in tour con i Garbage: perché sono un loro fan e, soprattutto, un grandissimo fan di Butch Vig. Lui è un batterista fantastico, nonché un fantastico produttore, compositore e frontside di alcuni imperdibili album. E’ stato un onore poterlo sentire suonare ogni sera. Oltretutto, Butch Vig e il resto dei Garbage sono persone favolose e tutti assieme abbiamo passato un periodo bellissimo. Spero di potermi ritrovare ancora in viaggio con loro.

Prima di suonare con i Tears For Fears, conoscevi il loro repertorio? Oggi c’è un brano che ami particolarmente suonare sul palco con loro?
Credici o meno, prima di suonare con i TFF, non conoscevo così tanto la loro musica; certo, le loro hit mi erano familiari, ma il rock duro e l’heavy metal erano i miei territori preferiti… Black Sabbath, Judas Priest, Iron Maiden, Kiss, Led Zeppelin, giusto per farti dei nomi. Cominciando a lavorare con i TFF ho preso a scandagliare il loro repertorio, scoprendo quante canzoni magnifiche hanno scritto. Per questo motivo mi è difficile individuare la canzone che preferisco suonare, ma ci provo. In quanto al repertorio più storico… mhmmm… direi “Head Over Hills” per via di quel groove contagioso… Quando la suoniamo, mi piace sentire il pubblico che canta insieme a noi. In quanto invece al repertorio nuovo, direi “The Tipping Point”. Ha un groove e un sound così à-la Tears For Fears che interpretarla sul palco è una sfida e una gioia al contempo.

Come hai plasmato la tua carriera di batterista negli anni?
Ho cominciato a suonare la batteria da giovanissimo e praticamente sentivo da sempre di voler diventare un batterista professionista. Ho iniziato a farmi un nome intorno ai venti anni. La mia prima performance da professionista è stata con Michael Sweet, il lead singer degli Stryper, e da lì sono arrivati altri ingaggi nell'area di Los Angeles. Ho suonato anche nei Venice, una band molto forte, con il nome in onore alla spiaggia di Venice (California), quindi ho lavorato con Tom Morello dei Rage Against The Machine, per il progetto del suo gruppo The Nightwatchman. Nel 2000 suonato con gli Avion. Ho fatto tanto lavoro di studio e tanti tour con organici differenti. Ma è stato proprio con i Tears For Fears che mi sono ritrovato a lavorare per il periodo di tempo più consistente da quando ho iniziato e questo mi rende particolarmente orgoglioso, visto anche che la loro musica è conosciuta ai quattro angoli del globo.

Torniamo ancora indietro nel tempo: quando hai iniziato a suonare la batteria e quando hai deciso che sarebbe stata il tuo primo strumento?
Adoro rispondere a questa domanda! [sorride] Ho cominciato a suonare la batteria quando avevo all'incirca dieci anni e il motivo per cui mi sono avvicinato a questo strumento è stato mio zio Rob, che è un batterista incredibile. Lui è di poco più grande di me e ricordo che mi affascinava guardarlo suonare: una passione che ci ha avvicinato e connesso dal punto di vista musicale e non soltanto. Ci siamo divertiti tantissimo, specialmente perché siamo cresciuti insieme e siamo migliorati entrambi dietro la batteria. Lui è stato il mio primo insegnante. Attorno ai dieci anni adoravo i Kiss e mi ero innamorato di Peter Criss e di tutte le sue pazze acrobazie sul palco. Il fatto di vederlo sul palco mi ha fatto capire che cosa avrei voluto fare da grande. Suono altri strumenti, ma la batteria è sempre stato il mio strumento e a tutt’oggi dedico parecchie ore al giorno allo studio e pratica. Ritengo che il ritmo sia un elemento primordiale e intimamente connesso con il battito del nostro cuore: le fondamenta della nostra anima. Il fatto che il batterista, suonando, riesca a coinvolgere l’ascoltatore, fargli muovere la testa e le spalle a ritmo, è una qualcosa che mi affascina in maniera incredibile.

Quali sono stati i tuoi batteristi di riferimento?
E’ un elenco molto lungo, ma su tutti metterei John Bonham. Anche Tommy Aldridge è stato un mio idolo, seguito in ordine temporale da Vinnie Appice, Jeff Porcaro, Steve Jordan e, di nuovo, Peter Criss dei Kiss. Oggigiorno ci sono un sacco di batteristi bravissimi, soprattutto nel circuito dei sessionman, quello in cui io ho gravitato per tanto tempo. Un sacco di ragazzi che hanno un ritmo incredibile, sfoderano chops incredibili ed un sound di grande consistenza. Io sono un ammiratore di tutti coloro che vogliono imparare il proprio strumento con disciplina e serietà. Per quanto mi riguarda lo faccio a tutt’oggi, ricercando nel drumming naturalezza ed entusiasmo, evitando di strafare ma di suonare sempre al servizio della musica.

Sappiamo che sei molto amico di Nick D’Virgilio, che ne pensi di lui?
Nick D'Virgilio è un batterista favoloso, dal talento incredibile, e anche lui ha suonato con i TFF. In tema di prog rock, Nick è sicuramente uno dei migliori. A mio avviso, il suo drumming con gli Spock's Beard è unico. Mi piace il prog rock, mi piace studiarlo e ascoltarlo, anche se, a dire il vero, dopo un po’ mi prende la voglia di improvvisare qualche groove à-la Tom Petty, giusto per tornare con i piedi per terra! [ride]

Velocità, intensità, precisione, feeling e quant’altro, quali sono le qualità di base che un buon batterista dovrebbe avere?
Ritengo che tenere bene il tempo ed avere solidità siano gli elementi di base, visto che il batterista ha il compito di fornire il punto di appoggio ritmico agli altri musicisti. Naturalmente anche il feeling è fondamentale, considerando che è il batterista a far rotolare il groove e consegnare buone sensazioni. Determinante è anche la buona tecnica della mano sinistra, quella sul rullante, che concorre a creare le dinamiche sul rullante, che sono un po’ la firma del tuo grooving. Inoltre, lo ripeto, occorre imparare a suonare meno, con naturalezza e relax.

Sei un endorser A&F Drums, cosa ti piace in modo particolare degli strumenti di questo marchio?
Sono rimasto affascinato dalle batterie A&F sin dal momento in cui le ho viste a un Namm Show a Los Angeles. Ho conosciuto Ramy Antoun, titolare e fondatore dell’azienda, e mi sono reso conto di che persona fantastica lui sia. Successivamente mi sono addentrato nella storia e nei metodi costruttivi del brand e, la competenza, passione e cura di ogni minimo dettaglio, mi hanno affascinato. Per il The Tipping Point Tour dei TFF ho scelto una A&F Copper che mi ha soddisfatto parecchio in quanto a suono, affidabilità e look!

Piatti Paiste, giusto?
Giusto! Un mix delle serie Giant Beat e Masters.

Chiudiamo con i tuoi progetti futuri?
E’ stato imbastito da poco il mio studio di registrazione nella British Columbia (Canada); una operazione che mi ha occupato per diverso tempo. La mia idea è quella di offrire ad altri un luogo adatto a registrare, pur restando l’habitat in cui suono, studio e compongo musica. Ci sono diverse cose che bollono in pentola al riguardo, e naturalmente vi terrò informati! [ride]

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