KARMAKANIC "Transmutation"

12 mag 2025
Transmutation, il nuovo album dei Karmakanic, è il tributo al prog rock che il quartetto guidato dallo svedese Jonas Reingold interpreta in ogni declinazione.

Era dal 2016 che i Karmakanic non si facevano sentire, ma ora la formazione capitanata da Jonas Reingold (bassista accanto a The Flower Kings, Steve Hackett, Opus Atlantica...), è tornata con il nuovo e sesto album, Transmutation. Per l’occasione la lineup si rinnova ed ora accanto a Reingold, che firma tutti i brani della tracklist, ci sono Krister Jonsson (lead guitar) e Lalle Larsson (key) ed in più, un sofisticato elenco di special guest. Tutti, guidati da Chris Lord-Algie alla console.

Apre Bracing For Impact e, in poco più di due minuti, i Karmakanic si immergono in uno scenario strumentale con cui mettono le carte sul tavolo in bella vista: Reingold ricama disegni di basso sopraffini, mentre Larsson alle tastiere e Andy Tillison (special guest) all’Hammond, imbastiscono trame sonore ad hoc, per poi lasciare che la travolgente chitarra di Jonsson faccia il suo ingresso.

Seguono End Of The Road che, con i suoi 10 minuti e 22 secondi, incarna i canoni del prog della tradizione: l’intro è affidata all’Hammond di Andy Tillison, seguita a ruota da una ...
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info recensione

Karmakanic
Transmutation
Reingold Records
sezione ritmica (Jonas Reingold e l’ospite speciale Simon Phillips) che non fa sconti a nessuno e crea il terreno fertile perché la chitarra di Jonsson e l’affascinante l’interpretazione di John Mithrll (special guest) al microfono, si innestino a meraviglia.

Cosmic Love mette in mostra un Reingold che, col suo basso elettrico vivo e pulsante, in tandem con il virtuoso Craig Blundell (special guest) dietro i tamburi, traccia a chiare lettere la via, mentre la magistrale voce di Mithrll si erge su tutto e tutti.
Segue We Got The World, ballad prog in pieno stile Karmakanic: qui è di nuovo la ritmica Reingold/Phillips a scolpire il tracciato, mentre la raffinata chitarra di Jonsson e il suo sliding creano il debito innesto con l’acustica di un ispirato Randy McStine (special guest).

Articolato nel suo dinamico divenire, All That Glitters Is Not Gold amalgama la fisarmonica di Lelo Nika (special guest) con il raffinato fretless di Reingold ed il solido drumming di Blundell, mentre il sax di Rob Townsend (special guest) interviene con savoir-faire.

Dedicato al prog più fluido e ammiccante, We Gotta Lose This Ball And Chain corre sui solidi binari tracciati da Reingold/Phillips, si snoda sui tappeti di Tomas Bodin (special guest) alle tastiere, snocciola il fraseggio della chitarra di un Jonsson ispirato, ed infine lascia ampio spazio all’interpretazione di Göran Edman (special guest) al microfono.

Con il suo arrangiamento sontuoso ed efficace, fa il suo ingresso Transmutation e questa volta il quattro corde di Reingold va ad affiancarsi al drumming di Nick D’Virgilio (special guest) solido come una roccia; ma non è tutto ed infatti ecco che interviene la seicorde di Steve Hackett (special guest) capace di ricamare l’atmosfera con la raffinatezza che gli è propria. Roger King e Geri Schuller (entrambi special guest), rispettivamente a tastiere e pianoforte, ordiscono arazzi dai colori vivi, mentre la voce delle due special guest Dina Höblinger e Amanda Lehmann, coronano questa lunga suite (22:56) che, ben suonata e strutturata, va a chiudere l’album.

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